07/12/11

Qualche appunto critico su scuola istruzione educazione e quant' altro






Fin da piccolo non ho avuto un bellissimo rapporto con la scuola, non tanto perché sia stupido, quanto più che altro per un rifiuto inizialmente inconscio poi via via sempre più consapevole, del sistema scolastico in toto (o forse proprio perché sono stupido, e questa è solo una scusa, chi lo sa).

Non ho mai riconosciuto le votazioni come un qualcosa di utile, veritiero, che rispecchia la realtà, raramente sono stato particolarmente abbattuto per dei brutti voti come raramente sono stato particolarmente contento per dei bei voti. Non ho mai pensato, infatti, che una verifica, o un' interrogazione, potessero realmente comprendere l'effettiva conoscenza di un dato argomento o di una data materia. Ci sono tantissimi fattori da tener conto, infatti, a partire da quello emotivo (la forte competitività che la società capitalista impone fin da piccoli è un esempio lampante, non tutti reagiscono bene sotto pressione, la paura di fallire, distrazioni dovute a fattori esterni e personali ecc ecc) a quello puramente pratico (la fortuna nel ricevere domande a cui si sa rispondere, il saper scrivere bene o il sapersela cavare a parole anche senza una reale conoscenza ecc. ecc.) a tanti altri che sarebbero infiniti da elencare e che probabilmente variano da persona a persona. Come non ho mai pensato che un voto su un foglio di carta, ufficiale o non che sia, possa anche lontanamente valutare la persona.
Penso infatti che siano ben altri i criteri per valutare un individuo piuttosto che non il suo rendimento a scuola, o il suo lavoro e via così.
Voglio quindi provare a fare una riflessione sulla formazione, una critica al sistema scolastico, premettendo che conosco ben poco del tema "pedagogia libertaria", ma suppongo che la mia riflessione possa rientrare almeno parzialmente in questo ambito. Se scrivo eresie o stronzate, rinfacciatemelo.
Ho sempre avuto un rigetto per il nome "scuola dell'obbligo", mi sono infatti sempre chiesto il perché debba essere un obbligo: che senso ha forzare qualcuno a studiare qualcosa se non vi è un interesse e che probabilmente (e questo vale per la maggior parte delle materie che si studiano alla scuola dell'obligo) non avrà neanche un risvolto pratico nella vita futura e di tutti i giorni?
La risposta mi pare più che ovvia, servono a formare un modello di cittadino che accetti questa società senza cercare di cambiarla radicalmente, imponendogli fin da piccolo che questo è il modello giusto e che gli altri sbagliano (e purtroppo, spesso ci riescono). Credo sia abbastanza evidente infatti come dai programmi vengano omesse vari argomenti che potrebbero risultare scomodi (vedi le società gilaniche in storia o filosofi importanti come Stirner in filosofia) o come alcuni argomenti vengono trattati solo parzialmente (come per la rivoluzione industriale che mette in luce solo i vantaggi ma non le conseguenze negative, inquinamento alienazione ecc. ecc.). Già da questo quindi è chiaro lo scopo della scuola.
Oltre a ciò però credo sia molto utile analizzare anche il ragionamento comune (e spesso non è solo un ragionamento ma viene anche messo in pratica, tante volte viene messo in pratica anche senza ragionamento, a dire il vero) secondo il quale bisognerebbe studiare in funzione del lavoro, ovvero io (un "io" generico, ovviamente) studio durante l'infanzia l'adolescenza e i primi anni dell'età adulta, non per formarmi come individuo, per acculturarmi, per coltivare effettivamente i miei interessi, per capire quali sono i miei interessi, per capire cosa si vuole fare nella vita ecc ecc, ma per imparare un mestiere, o per avere un pezzo di carta che poi FORSE mi permetterà di avere un lavoro FORSE gratificante e FORSE anche ben pagato. La scuola viene quindi messa al centro della società moderna e ne diventa anche la rappresentazione lampante, stessi meccanismi, stesse priorità e così via: al centro di tutto c'è il lavoro e la produzione (studiare per un impiego futuro, studiare e rendere, altrimenti si è bollati come stupidi/ignoranti/buoni a nulla/scansafatiche), la gestione è ovviamente gerarchica (il preside comanda, i prof danno gli insegnamenti, gli alunni non hanno potere), vengono insegnate cose utili non a chi impara, ma a chi sta al vertice della gerarchia, vengono repressi i comportamenti non regolari.
Ma a cosa dovrebbe dunque servire la scuola? È realmente necessaria la scuola come istituzione? Queste sono solo due tra le tante domande che mi sono fatto e a cui forse mi sono dato risposta, ma credo che tutti dovrebbero farsi domande del genere, non solo sulla scuola però, ma su tutto quanto, senza accettare le cose così, come ti vengono imposte, solo perché se sono così, ci sarà pure un motivo, no?, come ci viene insegnato a scuola, tanto per cambiare.
Cosa mi sono dunque risposto a queste domande? Mi sono risposto che la scuola non è realmente necessaria come istituzione, anzi, la scuola come istituzione sarebbe decisamente da abolire, in primis in quanto pilastro portante della società capitalista consumista e classista (minchia oh, tutte con la C...sta, ndL) e quindi in quanto organismo che tende a difendere l'attuale stato di cose esistenti e non a fornire una corretta istruzione all'individuo. Successivamente (ma non in quanto a importanza) proprio perché, in quanto istituzione, si autoconferisce il titolo di giusta, di imparziale, di necessaria, quando invece non è così, perché un qualcosa di imposto, di forzato, di non equo, perché tende a incanalare le persone in un percorso prestabilito, invece che invogliarle a seguire la propria strada.
Diventa quindi palese che finché sussiste la società capitalista, la scuola come istituzione è un qualcosa di necessario al suo sostentamento, all'indottrinamento, alla propaganda inconscia (che bruttissime parole, cazzo) del sistema stesso. Quindi non mi interessa neanche trattare l'argomento, in quanto è abbastanza chiaro che quel che voglio, che penso, e che mi interessa, è rivolto ad un qualcosa oltre al sistema di cose esistenti.
Quindi la mia riflessione si incentra sulla effettiva o meno utilità di una scuola nel caso si riescano ad abbattere gli interessi economici, le gerarchie e tutto ciò che ne deriva (sfruttamento oppressione razzismo specismo egoismo in senso negativo e via così).
La scuola dovrebbe essere un luogo di formazione, dunque, ma è necessaria? A mio avviso non è assolutamente necessaria, non solo, è anche deleteria. Non necessaria e deleteria perché, una volta eliminate tutte le cause della privatizzazione, della limitazione del sapere, ognuno sarebbe libero di informarsi acculturarsi e reperire informazioni su ciò che più gli interessa, ma non solo, potrebbe anche studiare coi propri tempi, e non costretto a seguire tempi imposti da una scuola, e quindi anche la qualità dell'apprendimento sarebbe notevolmente migliore.
I rischi di questo sono ovviamente evidenti, non tutti sono interessati ad acculturarsi, studiare, informarsi. Il punto però è proprio questo, ha effettivamente senso imporre una cultura, un' istruzione, a qualcuno che non è interessato? Ma soprattutto, chi avrebbe il diritto di decidere chi deve imparare cosa e in base a quale criterio?
Un esempio abbastanza lampante e pratico è sulla geografia. È chiaramente un insieme di nozioni importanti, ma se uno non deve discutere di tali cose, o non intende spostarsi dal posto in cui si trova, a cosa gli servono? Ma non solo, anche accettando che questa persona si sposti, gli serviranno anche le nozioni relative agli altri luoghi? La risposta ovviamente è no, e quindi non ha senso che sia inondato di informazioni e nozioni che non gli interessano, tantomeno che le studi, certo a meno che non sia lui a volerlo fare. Quindi è ogni singolo individuo che dovrebbe decidere su cosa informarsi quando come perché ecc ecc.
Tralasciando alcune riflessioni, (Ci sono nozioni, informazioni, che sono invece necessarie a tutti? È dunque giusto che, nel caso, vengano studiate da tutti? Come? Perché? ecc ecc.) per due precisi motivi, uno è perché non ci ho ancora riflettuto abbastanza e quindi non sono sicuro di poter dire cose sensate sull'argomento, e l'altro è perché già la riflessione sta diventando abbastanza lunga e diverrebbe infinita, se aggiungessimo anche questi argomenti al resto, mi concentro quindi sul resto.
Come è quindi possibile che ci si acculturi si studi e si impari da soli, senza l'aiuto o la supervisione di qualcun altro più preparato?
In realtà penso che chiunque possa riuscire, appunto, tramite la diffusione e la non privatizzazione del sapere, a reperire le informazioni che gli servono o che vuole. Anche perché a pensarci bene la scuola, attualmente, è più una limitazione che non uno stimolo alla formazione personale. Un esempio banale? Le letture, ci viene imposto, a scuola, di leggere determinati libri, che però non sono, nella maggior parte dei casi, i libri che noi vorremmo leggere, quindi già in questo caso possiamo vedere che è una grossa limitazione, nel momento in cui dobbiamo passare tempo a leggere e prestare attenzione a libri che non ci interessano e che non ci aiutano a formarci individualmente e personalmente in modo da diventare effettivamente noi stessi, dato che noi stessi siamo noi stessi e unici solo nel momento in cui siamo diversi da qualcun altro, e se tutti abbiamo la stessa formazione è ovvio che ci sia un' uniformità di fondo, un' omologazione, una lobotomizzazione quindi.
Lasciando quindi libera ogni persona, fin da piccoli, si potrebbe garantire che seguano effettivamente la loro strada e si realizzino come individui, senza influenze negative o positive che siano, altrui. O meglio, con le influenze che ci si sceglie da soli (leggere un libro piuttosto che un altro sempre sullo stesso argomento, per esempio). Preciso che chiaramente, fin da bambini, si è sommersi di influenze esterne, volenti o nolenti, e purtroppo non è neanche possibile evitare queste influenze, ma si possono limitare sia quantitativamente che qualitativamente, per esempio tralasciando di agire sulla formazione, sui comportamenti, ma semplicemente prendendosi cura di essi ecc. ecc. Che poi chiariamo, in fin dei conti la cultura non è altro che la summa delle nostre esperienze dirette e indirette (quindi libri ascolti e via così), passate e presenti e future, ed è in continua evoluzione, di conseguenza, la cultura individuale può partire fin da bambini scegliendo le proprie esperienze e i propri interessi senza influenze esterne.
Finora sono incappato, però, solamente in un unico problema per quanto riguarda ciò che ho già detto, ovvero l'alfabetizzazione (in parecchi casi più che necessaria, se non altro per la stessa cultura personale). Tuttavia visto il fatto che questo problema ne implica tanti altri altrettanto spinosi, complessi ed estesi (basti pensare semplicemente al problema del linguaggio, che è necessariamente legato e plasmato dalla società in cui nasce cresce e si evolve) non sono ancora riuscito a riflettere abbastanza sulla questione per poter trovare una possibile soluzione.
Porgo le mie scuse a tutti quelli che ho annoiato con le mie stronzate, ma penso che siano argomenti importanti, o per lo meno interessanti, e su cui ci sia molto da riflettere, anche perché si parla spesso di uscire da questa società e via così, ma per farlo credo sia necessario anche pensare a qualcosa di alternativo ad essa, e intendo per qualsiasi cosa. Ma non solo, penso sia anche necessario, dato che in alcuni posti modi alternativi di vita si stanno già presentando spontaneamente, anche per necessità di cose eh (mi riferisco in particolare alla Grecia), quindi magari non farsi trovare del tutto impreparati penso che sarebbe un' ottima cosa.

06/12/11

Resoconto di un assemblea con un compagno greco e qualche riflessione non approfondita



Come forse alcuni di voi già sanno, venerdì sono andato a un incontro organizzato dalla FAI con un compagno comunista libertario greco.
Credo che chi ha un minimo di testa possa facilmente intuire cosa penso della FAI, ma l'incontro aveva un argomento parecchio interessante quindi sono andato.

Intendo quindi fare un resoconto, non proprio striminzito, di quel che ha detto il compagno, seguito da una o più mie riflessioni.
Detto questo non pretendo certo di essere oggettivo, in quanto è decisamente impossibile, ma cercherò comunque di essere il più fedele possibile a quel che ha detto o comunque a quello che IO ho recepito e percepito dell'incontro.
Se l'argomento o il resoconto non ti interessa, quindi, scorri avanti chiudi la pagina o fai il che cazzo ti pare che fai anche prima.

Detto questo a fine lettura se pensate che possa interessare a qualcun altro, diffondete senza problemi, anzi, benvenga la cosa, meglio se non riportate neanche la fonte (penso che in questo modo non si abbiano preconcetti su chi abbia scritto cosa e si possa leggere il tutto in maniera abbastanza distaccata).

Premetto che l'incontro si è svolto in una modalità che non ho trovato particolarmente funzionale e consona, in quanto il compagno greco era a parlare (in inglese) da una cattedra con una ragazza che faceva da interprete e traduceva. Il tutto creava quindi un senso di divisione dovuto all'apparente dicotomia professore-studenti, quindi alla fine di tutto molte possibilità di interventi sono stati tagliati dall'atmosfera non tra pari, ma quasi di lezioni.
Ma questa è una mia impressione e l'ho messa come precisazione all'inizio.

Passiamo quindi al resoconto vero e proprio.
Il compagno greco ha premesso che tutto quel che dirà si riferisce ad Atene, in quanto la sua esperienza è quella, che vale per tutta la Grecia, anche, ma che non può parlare per tutto il resto della Grecia in quanto magari tempi, modalità e dati sono diversi, sia per quanto riguarda la situazione sociale, sia politica.
Ha quindi iniziato descrivendo la situazione greca attuale, che non è assolutamente come ce la descrivono giornali telegiornali e merde varie (che novità), ma molto più critica.
Alcuni stipendi sono infatti stati bloccati sin dalla crisi delle banche del 2010. Metà degli edifici, ad Atene, non ha il riscaldamento, e il 5/10% delle famiglie, non riesce a pagare bollette di 100/200 euro a bimestre. I salari e le pensioni sono stati tagliati in alcuni casi fino al 40%, sono stati aboliti i contratti collettivi, e si è diffuso in maniera molto significativa il lavoro precario a discapito di quello a tempo indeterminato. In alcune zone di Atene sono stati chiusi tutti gli asili nido e le scuole musicali per mancanze di fondi. La qualità della vita sta peggiorando sensibilmente.

Ha quindi fatto un resoconto della storia recente del movimento anarchico greco, da metà anni '90 ad oggi, per comprendere meglio i fatti.
Nel 1996/1997 vi fu un grosso cambiamento nel movimento anarchico (tuttavia purtroppo non ricordo di preciso in cosa consiste dato che non sono riuscito a prendere appunti sull'argomento).
Nel 1997/1998 le attività anarchiche, fino ad allora concentrate nel centro città, iniziano a spostarsi da lì ai quartieri in cui vivono e lavorano, quelli periferici.
L' attenzione viene focalizzata sulle questioni territoriali, in particolare questioni ecologiche e ambientali, in particolare sono importanti e significative alcune lotte come quelle contro la privatizzazione dei parchi (volevano in qualche caso addirittura recintare un parco e far pagare un pedaggio a chi entrava manco fosse un cazzo di museo o una cazzo di autostrada) e contro la costruzione di alcune grosse centrali elettriche. Per avere situazioni vittoriose gli anarchici iniziano quindi a rapportarsi con e a stabilire assemblee nei vari quartieri.
Gli anarchici continuano comunque la loro attività di anarchici al di fuori di queste assemblee, nei rispettivi gruppi. Portano avanti quindi le due attività in parallelo.
Queste assemblee erano caratterizzate dalla rifiuta dei leader, delle istituzioni, e dal fatto che le decisioni venivano prese tramite democrazia diretta.
Per meglio tener fede a queste caratteristiche, quindi, ogni singolo componente delle assemblee vi partecipava in quanto singolo, in quanto individuo, non come facente parte di un gruppo o di un partito e via così, anche se gli era riconosciuta l'appartenenza a questo o a quello, il tutto per rispecchiare il più possibile il reale pensiero di chi ne fa parte, senza che ci siano delle manipolazioni da parte di qualcuno. Gli argomenti infatti venivano discussi solamente in assemblea, e non venivano discussi precedentemente, in modo da far emergere realmente il proprio pensiero e non avere una posizione unitaria in quanto gruppo.
Le lotte, che iniziano a prendere sempre più piede, vengono represse sempre più duramente, e in qualche occasione finiscono anche in scontro fisico.
Nel 2003/2004 vi sono varie vittorie di queste lotte, e quindi viene riconosciuta la validità del metodo dell'azione diretta, della validità di queste assemblee, ma non solo, viene riconosciuta anche la "pericolosità" (per la "società civile") di queste assemblee, proprio per la società stessa. Le lotte si fanno quindi sempre più radicali e si spostano sempre di più dal piano istituzionale al piano locale e diretto.
Il compagno greco fa quindi una breve digressione sulle situazioni organizzate in Grecia. Precisa che il movimento libertario greco che non è mai stato un movimento sociale, storicamente parlando. In seguito precisa che il partito comunista greco, fin dalla nascita, negli anni '20, è sempre stato stalinista, e ha sempre e continua ad avere un ruolo di pacificatore sociale e di livellatore delle lotte (i nostri disobbedienti, sindacati, pacifinti e feccia varia, insomma). Per quanto riguarda le situazioni organizzate della "sinistra" più o meno antagonista, quindi, ci sono o gli anarchici, o gli stalinisti (partito comunista e tutta la galassia di partitini gruppuscoli sindacati ecc ecc che gli gira attorno). Vi sono poi i gruppi più piccoli, che però poco incidono o fanno nel territorio, e i vari "cani sciolti".
Data la validità dimostrata dalle recenti lotte del metodo assembleare e dell'azione diretta, queste assemblee sono sempre più frequenti e tutte o quasi le questioni locali vengono trattate tramite le assemblee locali.
L'unico movimento, in quanto tale, che partecipa è presente e lavora sul territorio era quindi quello anarchico.
Un altro carattere molto interessante di queste assemblee che viene sottolineato è la loro temporaneità: le assemblee trattano infatti solamente un tema, e quando lo scopo di questa assemblea viene a mancare l'assemblea si scioglie.
Una svolta significativa si ha nel 2008, quando il 6 dicembre viene ucciso dalla polizia con un colpo di pistola Alexis Grigoropoulos, ne scaturiscono violente rivolte in tutta Atene e anche in altre città della Grecia. Gli anarchici hanno fin da subito un ruolo fondamentale in tutto ciò.
Durante queste rivolte, tutti gli obiettivi sensibili, come le stazioni di polizia, le banche ecc. ecc. vengono attaccati duramente. Proprio per questo motivo si è pensato di allargare la lotta fino ai proprio luoghi, quindi ai quartieri più periferici.
Vengono quindi occupati vari edifici istituzionali e municipali in varie zone ateniesi. Queste occupazioni sono aperte a tutti e iniziano ad ospitare anche le assemblee locali.
Si cerca quindi di spiegare a chi partecipa alle occupazioni e di dare un senso politico alle rivolte che molti di questi hanno visto solamente tramite le televisioni o i giornali.
Nascono di conseguenza le prime assemblee che trattano di più temi, proprio in questi luoghi. Si evolvono quindi le assemblee e da temporanee e monotematiche diventano periodiche e si interessano di vari temi.
Pochi giorni dopo, il 22 dicembre sempre del 2008, succede un altro grave fatto, Konstantina Kuneva, rappresentante sindacale, viene sfigurata con dell'acido solforico durante una rivendicazione sindacale dal proprio datore di lavoro. L'aggressione è molto sentita, tanto che le rivolte e le azioni anarchiche (ma non solo) successive, sono tutte incentrate su due temi, questo attacco e la repressione sistemica.
Per questo e per altri motivi (tra cui la qualità della vita sempre peggiore) l'attenzione delle assemblee e delle lotte si spostano spontaneamente sempre più dall'interesse locale fino all'interesse di classe.
I partecipanti delle assemblee sono quindi legati tutti assieme e accomunati dall'essere persone oppresse, sfruttate, precarie ecc. ecc. (il compagno racconta allora un aneddoto avvenuto nella sua assemblea di quando un partecipante chiese di discutere sul perché durante le rivolte erano stati distrutti dei negozi, gli venne chiesto perché voleva che se ne discutesse ancora, lui spiegò che aveva due negozi e durante le rivolte vennero distrutti, gli venne quindi detto che se aveva due negozi non era nella stessa condizioni degli altri quindi poteva anche andarsene dall'assemblea, e se ne andò).
Dal 2009 le assemblee locali iniziano quindi a partecipare agli scioperi generali indetti dai sindacati, non per un effettiva adesione allo sciopero, ma come occasione per fare qualcosa, per portare i propri argomenti in piazza.
Fino ad oggi almeno 5 o 6 assemblee locali, solo ad Atene, partecipano regolarmente anche ad eventi e lotte non locali.
Oggi si possono contare almeno 35/40 assemblee locali in tutta Atene. E le assemblee locali, possono essere paragonabili, in quanto a forza e a diffusione, ai sindacati.
Le assemblee iniziano quindi ad aprirsi anche a persone non politicizzate.
In giugno, durante uno sciopero generale, le assemblee si organizzano autonomamente e cercano di isolare il parlamento. Il successo è alto, ma la repressione è molto elevata e la polizia carica brutalmente.
Per questo il movimento, che fino ad allora aveva ancora alcune caratteristiche non violente, cambia sensibilmente il punto di vista e si radicalizza e organizza sempre di più.
La risposta del governo alla crisi economica si fa sentire con manovre non proprio leggere (si propone per esempio di pagare varie bollette tutte insieme e famiglie che quindi non riescono a pagare bollette di 80/100 euro dovrebbero pagarne di 500). Alcune assemblee decidono quindi di non pagare più le bollette (il tutto indipendentemente dai partiti).
Il compagno a questo punto da una piccola digressione per precisare che l'attività degli anarchici è molto elevata, ma che molto spesso agli occhi esterni non si vede, un turista che va ad Atene infatti può notare che gli unici manifesti con la A cerchiata che trova per la strada riguardano solamente gli argomenti da sempre cari agli anarchici quali l'antifascismo, la repressione, i prigionieri politici e gli "attacchi notturni". Tutto quel che riguarda la crisi infatti, viene trattato dalle assemblee locali, di cui gli anarchici fanno parte.
Le assemblee, fino ad allora sempre incentrate su un discorso di resistenza, iniziano a pensare anche a modi di "attacco".
Si cerca quindi si portare le assemblee ad un livello altro, ad un livello alternativo alle istituzioni, ad un livello controistituzionali e contrapposte alle municipalità.
Alcune assemblee cercano quindi di avere un riconoscimento controistituzionale, come alternativa ad esse.
Dato il peggiorare continuo della qualità della vita si inizia a pensare anche a modi alternativi di vita, se per un certo punto di visto pratiche come l'occupare case a scopo abitativo era già diffusa si comincia a pensare a come avere l'energia senza riuscire a pagare le bollette, a come procurarsi il cibo senza dover andare ai supermercati (aggiungo io che gli espropri ultimamente si fanno sempre più frequenti quindi direi che un metodo l'hanno trovato) e via così.
Gli viene quindi chiesto di spiegare cos'è successo il 20 ottobre.
Premettendo che è necessariamente un resoconto soggettivo e non oggettivo parte quindi con lo spiegare un attimo la situazione generale.
La situazione della popolazione, per quanto riguarda la quantità di quelli che lottano, non è tanto diversa dalla nostra. La società infatti si divide in due categorie, quelli che lottano socialmente, che lottano in strada ecc. ecc., e quelli che invece non credono nelle lotte sociali.
Al contrario la situazione è molto diversa qualitativamente. Infatti lo Stato, tramite i Media, cerca di scoraggiare alla lotta e identifica tutti quelli che partecipano alle lotte come i nemici, di conseguenza chi lotta è sempre più radicale.
I partiti, come al solito, basano la loro strategia sulle elezioni, sulla rappresentatività, sulla delega, quindi le persone per strada li vedono come parte del sistema, come parte del problema. Chi lotta vede quindi gli anarchici come gli unici con una prospettiva seria. I partiti sono quindi ormai senza partecipazione e sono usciti dalla lotta in prima persona, dalla lotta "di strada".
I partiti, fino ad ottobre, avevano sempre organizzato le loro cose di piazza in luoghi e tempi diversi rispetto al resto alle assemblee.
I membri stessi dei partiti infatti arrabbiati pure loro per la situazione critica, iniziano a perdere fiducia nel partito.
Visto il successo della partecipazione del giugno quando si tentò di isolare il parlamento, i sindacati e i partiti decidono quindi di dichiarare sciopero generale e di isolare anche loro il parlamento.
Tuttavia un parlamentare del partito comunista dice, quando intervistato, che intendono lasciar entrare i parlamentari in parlamento, e lasciare che vengano persuasi dalla forza e dal numero delle persone in piazza.
Per fare ciò si mettono quindi tra la piazza e il parlamento, schierati con caschi e bastoni, e non lasciano passare nessuno, anzi alcuni dicono che addirittura colpivano e consegnavano agli sbirri chi provava a passare (ricorda qualcosa?).
Le assemblee e gli altri cercano quindi di andare dal parlamento ma si trovano questo blocco creato dal partito comunista e dalla galassia che gli gira attorno. Gli anarchici non sono pronti allo scontro, dato che non sono andati organizzati, ma assieme alle assemblee. Si decide quindi di rimanere ad oltranza in piazza finché il partito comunista non se ne va. Tuttavia il partito comunista rimane, anche dopo che gli fu chiesto di andarsene. Nasce di conseguenza uno scontro tra alcuni anarchici (ma non solo) e i "poliziotti rossi" (termine usato dal greco), inizialmente lo scontro è quindi decisamente impari e sembra perso in partenza, tuttavia vista la situazione tutti gli altri della piazza intervengono in favore degli anarchici e tutto quello che era stato preparato per la polizia, comprese alcune molotov, fu lanciato ai "red cops". Il partito comunista perde pesantemente lo scontro quindi, e la polizia interviene per salvarli.
Un giornale comunista e un gruppo trockijsta si schierano a favore del partito comunista e attaccano con dichiarazioni pesanti gli anarchici (anarcofascisti ecc ecc, anche qua nulla di nuovo per noi).
Questa è un ottima dimostrazione del fatto che il partito comunista sia decisamente un nemico dei cambiamenti sociali.
Il compagno precisa quindi che l'attività sindacale sta calando sempre di più, il tutto dovuto anche al fatto che nei posti di lavoro ci può essere solo un sindacato, e quindi, anche per la forte precarietà del lavoro, non si è legati molto a un sindacato, ma piuttosto alle assemblee, appunto.
Inoltre l'importanza delle assemblee è elevata, dato che focalizzano la propria attenzione su problematiche reali e non sui falsi problemi dei nazi o dei partiti di estrema destra (ma non solo di estrema destra, aggiungo io). Chi partecipa alle assemblee infatti è perché ha bisogno di questo, perché si trova in difficoltà.
A seguito di ciò il compagno precisa che in Grecia non ci sono anarchici "non violenti", perché sanno che per ottenere dei risultati in alcuni casi è necessaria la violenza con tutto ciò che ne consegue, attacchi notturni molotov e quant'altro.

Questo è il resoconto più o meno preciso.
Dopodiché faccio una precisazione mia, prevedibile contando che l'incontro è stato organizzato dalla FAI, ma che mi ha fatto girare un po' i coglioni.
Alla fine il compagno ha precisato che l'organizzazione delle assemblee è attualmente informale, nel senso che non è riconosciuta, alle volte temporanea, che non è federata, che si basa su gruppi di affinità (e fin qui tutto bene, dato che è tutto parecchio funzionale direi) ma poi ha specificato a seguito dei brusii scaturiti dal termine "informale" che non è per Bonanno.
Questo mi ha fatto girare un po' i coglioni non tanto perché sia un fan di Bonanno (dato che non lo sono, anche se è innegabile che abbia detto parecchie cose interessanti, condivisibili o meno che siano), quanto più che altro perché questo mi ha fatto capire quanto anche in certi ambienti anarchici ci si lasci parecchio manipolare dai media vari e tendano a dividere e discriminare altre aree fossilizzandosi solamente (o quasi) sul discorso propagandistico (che brutta, bruttissima parola) tralasciando completamente o in parte l'azione. Inoltra mi ha fatto girare i coglioni anche perché questo odio verso Bonanno non è dovuto all'averlo letto e a non condividere ciò che ha scritto (perché in effetti quel che è stato fatto ha moltissimi punti di contatto con ciò che è stato fatto li, basti vedere i gruppi di affinità, le assemblee locali, la non federazione ecc ecc) quanto più per un pregiudizio precedente e per una contrapposizione "anarchici buoni"/"anarchici cattivi" che porta a mio avviso a un' immobilità di fondo.

Preciso anche che molto di quel che ha precisato il compagno per quanto riguarda l'evoluzione e il modus operandi sia dei compagni che assembleare che della repressione precedentemente descritto mi ha molto ricordato la situazione in Valle per la lotta contro il TAV.

Detto questo a voi le riflessioni.
Come ho già detto fate pure girare il post se lo ritenete interessante, togliete la fonte.

Saluti

05/12/11

California Thrash Demolition



Eccoci qua
Checcazzo, l'etichetta è la 625, che è abbastanza una garanzia, e direi che già è un buon inizio.
L'anno il 2005.
67 canzoni per 72 minuti (si forse è un po' lunga, ma può anche starci dai), i gruppi sono 37, tra cui gruppi direi piuttosto conosciuti e validi, come i Voetsek, gli Uzi Suicide, gli Scholastic Deth, gli Apathetic Youth i Bloody Phoenix o i Low Threat Profile (diocane).
Musicalmente sappiamo quindi tutti di cosa si può trattare direi, tra Fastcore, Hardcore sparato a mille, influenze Thrash (ma va?non l'avrei mai detto), Powerviolence e Grind c'è di tutto e di più, e per tutti i gusti.
Non tutte le canzoni, chiaramente, mi piacciono, ma nel complesso una signora compilation direi.
Mi limito ad elencare gli episodi migliori, a mio avviso. In primis gli ottimi Low Threat Profile, ma non è una novità, poi i Find Him And Kill Him mi son piaciuti particolarmente, gli Apathetic Youth mostruosi, anche se il suono del rullante è quasi fastidioso (!!!),  Passion For Sales dei Thievery (quella precedente non mi ha colpito particolarmente), Skate Army (Harry Balzagna And The Teenie Weenies) pure spacca le chiappe, la fulminata di 24 secondi che è la canzone dei Dystrophy, poi vabbè gli Scholastic Deth (oh che strano cazzo), gli Elephant Man e il loro intro con retrogusto doom (il genere, né il gruppo né il videogioco eh), e i Desolation pure, direi che pure i Deadfall sono delle bombazze. Ah già segnalo pure gli Hostile Takeover, i Second Opinion, i Funeral Shock e i Find Him And Kill Him dar vivoooo.
Dioboia unica menzione da fare rigorosamente in negativo, che schifo i This Is My Fist, cazzo, inutilissima la canzone.
72 minuti che filano abbastanza lisci quindi a parte qualche piccolo intoppo, ma tante perle in questa compilation.
Detto questo a voi l'ascolto. Vi piazzo la tracklist (corta eh) e il download.

Tracklist:

1- Ripe (Low Threat Profile)
2- Get Lost (Out Of Vogue)
3- Resurgence Of Stupidity (Find Him And Kill Him)
4- Fucked By Thieves (Find Him And Kill Him)
5- We Broke Up/Fuck It! (Youth Riot)
6- Rebellion Of One (Burn Your Bridges)
7- Being SXE Is Kinda Like Being Anti-SXE Cause When You Draw The X's On Your Hands You Get High Off The Marker Smell (Hit Me Back)
8- Don't Need It (Harry Balzagna And The Teenie Weenies)
9- All Stand And Worship (Apathetic Youth)
10- Die In Your Filth (Apathetic Youth)
11- If We Could Switch (Despise You) (Apathetic Youth)
12- Strong Armed Robbery
13- Blasting Media (Bloody Phoenix)
14- I Don't Know Why But I Do (Thievery)
15- Passion For Sales (Thievery)
16- Demon Possest (Destructions End)
17- Bloodfest (Destructions End)
18- School System 101 (You're Next)
19- Waste Away (Broken Needle)
20- Sometimes (Broken Needle)
21- Fun In Liberia (Walking Wreck)
22- Eric's Infested (Walking Wreck)
23- Frontside Grind (Harry Balzagna And The Teenie Weenies)
24- Skate Army (Harry Balzagna And The Teenie Weenies)
25- Up To Us (Harry Balzagna And The Teenie Weenies)
26- The Unbearable Lightness (Sharp Knife)
27- Burlingame Punx Is An Oxymoron (Dystrophy)
28- Shithouse Poet (Voetsek)
29- Time To Rock (Scholastic Deth)
30- Now That You've Seen It (Lab Rats)
31- Hi, Fool! (Elephant Man)
32- Carnal Knowledge (Delta Force)
33- No One Here (Delta Force)
34- 2012 (Delta Force)
35- Go Bears! (Delta Force)
36- Final Exam (Delta Force)
37- Cancerous Faith (Look Back And Laugh)
38- Hiding Like Cowards (Desolation)
39- Jesus Plus Nothing (This Is My Fist)
40- Ban This (Funeral Shock)
41- Stand Up (Case Of Emergency)
42- Crowd Pleaser (Deadfall)
43- Here We Go Again (Lights Out)
44- Unconditional (Our Turn)
45- Train Crush Junkie (Uzi Suicide)
46- (Rocky Is) Brutal To The Max (Uzi Suicide)
47- D.T.A. (Voetsek)
48- Intro To... (Brutal Death)
49- Wastoid (Brutal Death)
50- Trashoid (Brutal Death)
51- My Limpwrist Hoodie Got Me Beat Up (Hostile Takeover)
52- Cookie Cutter Community (Hostile Takeover)
53- Second Opinion (Second Opinion)
54- Thrash Up Your Ass! (Second Opinion)
55- Keep My Cool (Our Turn)
56- Fear (Scurvy Dogs)
57- The Noose (Giant Haystacks)
58- Just So You Know (Hue And Cry)
59- The Woman Destroyed (Hue And Cry)
60- F.A.? F.U. (Love Songs)
61- Punk Ass Nitpick (Funeral Shock)
62- Fugitive By Design (Funeral Shock)
63- Live At The Che Cafe 1 (Find Him And Kill Him)
64- Live At The Che Cafe 2 (Find Him And Kill Him)
65- Live At The Che Cafe 3 (Find Him And Kill Him)
66- Live At The Che Cafe 4 (Find Him And Kill Him)
67- Live At The Che Cafe 5 (Find Him And Kill Him)

Download

P.S. Non mi ricordo se sto link funziona bene, se manca qualcosa e via così, fatemi sapere che piazzo l'altro

23/11/11

Think I Care - S/T 7"

Si si lo so, è tanto tempo che non scrivo ma di acqua sotto i ponti dall'ultima volta ne è passata e sto facendo una fatica boia ad ascoltare roba e a scrivere cose. Spero di farmi perdonare in questi giorni con qualcosa di fico, o per lo meno fico per me


Eccoci qua dunque, secondo 7", self titled in questo caso, per i Think I Care, premetto che ho preso il disco solamente per la copertina, che vale decisamente la pena.
Il disco è del 2001 (abbastanza recente quindi) edito da Deadlive.
Mi rincresce soltanto che non ci sia il cazzo di libretto, il figlio di puttana che ce l'aveva prima di me deve averlo rotto perso o se l'è tenuto, se lo sgamo lo uccido.
Metto il disco in forno e faccio girare.
La miscela è un misto tra un HC a tratti Fastcore, con parti decisamente più furiose e blastate di scuola Powerviolence/grind in cui prevale decisamente la seconda parte. Si può notare anche qualche influenza 90's. Voce urlata in your fuckin face (da cane rabbioso, proprio come piace a me) che non lascia nessuno spiraglio alla melodia, povere le corde vocali del cantante. Ritmi di batteria direi parecchio elevati, in media. Da segnalare qualche parte lentaviolenta (non come quelle di Gigi D'ag) quasi a breakdown (mi riferisco in particolare a Force Fed).
I testi sono personali e abbastanza forti, in particolare quelli di critica alla gente, ai falsi, a chi, per sentirsi parte di un gruppo, segue le mode e via così.
Il disco fila liscio senza un calo di tensione o un intoppo. Le canzoni migliori a mio avviso sono Belong, Force Fed e Different Face (che bomba, CHE BOMBA), senza nulla togliere alle altre, che spaccano il culo pure quelle eh, quella invece che mi convince meno è Toy Town Crew.


Tracklist:

Side A
1- Phase
2- Belong
3- Burn
4- Force Fed

Side B
5- Different Face
6- Toy Town Crew
7- Doubt It
8- How's It Feel?

Download (se non va bene il download fatemi sapere, stronzy)

P.S. Precisazione per dovere di cronaca, sono un gruppo straight edge, codesti qui.

09/11/11

Le Storielle Del Manu - I Pesci, Che Buoni I Pesci

"Dai Manu, raccontaci una storia"

"E VA BENE, BAMBINI, VI RACCONTERO' UNA STORIA!"

C'era una volta un popolo di pescatori. Fossero stati solamente pescivendoli, non ci sarebbe stato problema. Erano anche umani, e questo complica la faccenda. In quanto stolti dominatori del Creato non s'accorsero in tempo di come il mare esitava a risarcire le fatiche di mesi spesi a gelare, come coglioni, al largo.
"Quello di pescatore è tutto sommato un mestiere appagante" - continuavano a ripetere in coro, ignari del fatto che con l'estetica non si mette su pancia. Nonostante i lunghi mesi di vane speranze e carburante sprecato erano ancora là, stolidi nella loro immensa e ineguagliabile stupidità. Inutile parlare di come nei numerosi villaggi, infestati dall'immonda prole, pelose donne e uomini barbuti iniziassero ad individuare le cause di questa funesta carestìa. Furono ben presto erette chiese e i luoghi del culto religioso, il culto del Pesce, restaurati per piacere al signore dei Pesci. I pesci veri però, checché ne pensassero le autorità, tardavano ad arrivare. Cosa dunque poteva essere alla base di questo terribile spreco di Vita? Forse, pensavano i pescatori, è solo questione di tempo. E, prima o poi, questo terribile flagello scadrà come qualsiasi vita umana scade. Ma di vite umane ne fecero in tempo a scadere molte, e prima della data suggerita dalla confezione. Mentre il perenne disagio continuava ad insinuarsi sotto le porte delle case, negli stomaci delle famiglie, ai poveri pescatori venne a mancare pure la "decennale" scorta di pesce surgelato. Evidentemente, pescivendoli più per vezzo che per natura, non pensarono che l'autosussistenza è la base di ogni rapporto economico. Che i soldi, per non parlar del tempo, non possono comprare cibo se non ve n'è a sufficienza per venderlo. Passarono quindi mesi, anni e alla fine il tempo divenne qualcosa di troppo difficile da tenere a bada. Specie a stomaco vuoto. Il declino della società delle branchie divenne quindi una triste fine annunciata, il capitolo al quale ogni giovane che si rispetti presta sempre poca attenzione. I pescatori morirono, tutti quanti. I pesci, nascosti nelle profondità dell'oceano, risorsero come fenici ittiche. A lodarsi troppo ci si imbroda a morte, evidentemente.

07/11/11

Intensity - The Ruins Of Our Future


Ok non li conoscevo io prima di pigliare e sentire il disco, la copertina mi ha ispirato parecchio e quindi bona, preso. Ci tengo a precisare che preferisco mille volte la copertina che ho io, in B/N (decisamente fantastica, a mio avviso), piuttosto che questa ma vabbè, son dettagli.
Vengo a sapere che il cantore, mi pare lui, è già noto per aver fatto parte dei Satanic Surfers.
La miscela musicale di questo disco è caratterizzata da una chitarra che spara riff in pieno stile neocrust tragedyano, con robe più prettamente HC (di quello veloce, però, magari anche moderno, ma veloce), qualche inserto melodico (ma solo nei riff, e in qualche, seppur raro e breve, arpeggio), parti più massicce; da una batteria tupaturupa abbastanza veloce, qualche rallentamento in occasione o di arpeggi o di parti massicce, e poco più; vocalmente invece un urlato non troppo raw, diciamo, che si sposa bene con la musica, a me ricorda sempre alcune cose di neocrust.
Qualche tamarrata qua e là, qualche parte più tirata, e il gioco è fatto.
Nulla di ecclatante, ma comunque un buon disco e di piacevole ascolto.
Qualche parte che non mi piace particolarmente c'è eh, chiariamo, mi riferisco in particolare a In The Distance, che è quella che mi convince meno, ma ci sono anche delle ottime canzoni, come Ruins o Twenty-four Years o Canto A La Muerte, o ancora By The Throat, forse la più convincente di tutto il disco.
Fate vobis, brutte persone che non siete altro, e vedete se ascoltarveli o meno.
Vi do anche un anteprima così vi fate un idea, cazzo volete di più?

 Tracklist:

Side A
1- Ruins
2- Stress, Arbete, Angest
3- R.P.F.O.
4- Twenty-four Years
5- The Cycle Is Complete
6- By The Throat
7- Amounts To Nothing
8-Torn Apart

Side B
9- Förberedelsen
10- Canto A La Muerte
11- Towers And Tunnels
12- Cut To Fit
13- As We Fall Down
14- Rebelde Y Vagabundo
15- Fields Lie Fallow
16- In The Distance

Download

31/10/11

Straight Edge - Motivi Di Una Scelta - 11



Giro la scena musicale e politica ormai da un po' di anni, e ne ho viste di cotte e di crude. Mi sono anche accorto che oltre a parecchi pregiudizi c'è pure molta ignoranza sul movimento straight edge e/o sulla scelta di vita "drug free" e sulle motivazioni, in particolare, che possono portare ad una tale scelta, proprio per questo ho deciso di pubblicare alcuni testi riguardanti questo argomento, i MOTIVI DI UNA SCELTA, alcuni tratti da un opuscolo che ho in casa, che si chiama "A Commitment For Life" che tratta proprio l'argomento straight edge, alcuni scritti da conoscenti amici o anche da me stesso, chi lo sa, non metterò le firme.

Ho riflettuto a lungo prima di definirmi straight edge. Sono sempre stato
intollerante alle etichette e alle definizioni che si incollano alle persone e
che, in alcuni casi, quelle stesse persone accettano di buon grado.
Non ho mai amato la "scena" perché troppo spesso crea barriere e da giudizi
morali (e perciò assoluti) su individui che adottano comportamenti non conformi
allo stile di vita dei suoi aderenti. Per questa ragione ho sempre storto il
naso quando sentivo qualcuno parlare di frikkettoni. Seppur non faccia uso di
sostanze stupefacenti, non mi voglio ergere a giudice di nessuno. Questo è un
errore commesso anche da molti compagni. Non sono un autoritario convinto di
conoscere la verità assoluta, ho sempre combattuto la moralità e il suo
assolutismo ( come insegna Stirner, vera e propria religione dei laici) e
perciò posso solo cercare di convincere le persone che la pensano diversamente
da me che le mie posizioni sono più logiche e ragionevoli ( e non le posizioni
giuste, perchè vorrebbe dire stabilire ancora una volta in maniera autoritaria
cosa è buono e cosa non lo è dando un ennesimo giudizio morale).
Allora perché ho scelto, nonostante tutto, di definirmi straight edge?
Molto spesso esprimere le ragioni che mi hanno portato a rifiutare l'
assunzione di alcolici e di droghe di ogni genere e il consumo del tabacco
richiede molto tempo che, purtroppo, non sempre si ha a disposizione.

Probabilmente se dovessi discutere approfonditamente con un altro straight edge
verrebbero a galla molte differenze sia nelle motivazioni che ci hanno portato
a queste scelte, sia nel significato stesso del termine: cosa vuol dire per noi
essere straight edge, il significato che individualmente gli attribuiamo.

Purtroppo rifiutando questa definizione me ne verrebbero incollate altre:
verrei giudicato come un semplice astemio oppure un salutista e non si
capirebbe la profonda critica al sistema vigente, sempre più omologato e
omologante, che trascende il semplice seppur fondamentale aspetto della
salvaguardia della propria salute. E' il limite del linguaggio umano: dalle
etichette non si sfugge! Io ho scelto di accettare quella che reputo più vicina
al mio modo di pensare, anche se ciò non mi piace affatto.
Fatta questa premessa che reputavo indispensabile, voglio parlare dei miei
"motivi di una scelta".

Bere alcolici fin da giovane età è diventata una norma: quando si esce in
compagnia, sia in ambienti militanti che con gli amici di paese, la persona che
beve molto viene vista di buon occhio, è un figo. Quante volte abbiamo sentito
queste persone vantarsi delle proprie esperienze alcoliche passate
rivendicandole con orgoglio? in un periodo storico dove le interazioni tra
individui stanno perdendo la loro spontaneità e stanno diventando sempre più
dipendenti dalle nostre protesi meccaniche e virtuali (cellulari, i-phone e
social network) l' alcool è diventato un mezzo per sopperire all' incapacità
sempre più diffusa di relazionarsi nel mondo reale. La timidezza viene vista
come un difetto, il "divertimento" è diventato d' obbligo: bisogna sempre
essere allegri e spensierati e allontanare da noi ogni sentimento e sensazione
"negativa" come la disperazione e la rabbia per la situazione opprimente che
viviamo ogni giorno e che porta a sporadici, seppur sempre più frequenti, atti
di ribellione. Inoltre molti alcolici sono testati sugli animali, molti vini
contengono chiarificatori con ingredienti di origine animale e poche sono le
birre effettivamente vegane.

Non ho mai fatto uso di sostanze stupefacenti, neppure le droghe cosiddette
leggere. Sarei ipocrita nel dire che sono sempre stato contrario alla loro
assunzione. Quando avevo 14-15 anni ero attirato dall' idea di fumare
marijuana, anche io ripetevo la solita litania "alla fine non fa così male".
Non credevo sinceramente in quello che dicevo e per paura che effettivamente
questa "esperienza" avesse potuto portare a conseguenze spiacevoli ho sempre
evitato di farla. Ero esageratamente preoccupato? Possibile! Ma non avendo mai
provato non posso neanche sapere come avrei reagito o se ciò mi sarebbe
piaciuto tanto da farmi cadere nel brutto vizio della dipendenza. Insomma, la
vigliaccheria mi ha salvato! Il mio attuale rifiuto verso l' assunzione di
stupefacenti è dovuta a due principali ragioni:

- il mercato che vi sta dietro. Le mafie hanno il monopolio nel commercio
delle droghe pesanti e poche sono le persone che si coltivano la loro piantina
di marijuana senza finanziare quello schifo.
- rifiuto di annichilire e lobotomizzare il mio cervello. Scelgo di essere
sempre presente, di avere concezione della realtà e del mondo che mi circonda,
anche quando la situazione che mi si presenta davanti non è delle migliori, non
è facile da accettare o mi può provocare dolore e dispiacere. Voglio affrontare
le difficoltà della vita con le mie forze e, nel caso queste non bastassero,
contando sull' aiuto delle persone che mi sono vicine. Vogliamo abbattere i
confini, superare ogni limite che ci viene imposto, aprire ogni gabbia e molti
di noi si segregano quotidianamente dietro le sbarre sempre più vincolanti e
opprimenti della dipendenza. 

Alcool e tabacco sono monopolio di stato. siamo costretti a scendere a
compromessi con questa società infame ogni giorno: quando riceviamo un salario,
quando facciamo la spesa, persino nella piccole cose, come quando ci alziamo
all' entrata in classe del preside. Nella lotta scelgo di essere coerente e di
scendere a meno compromessi possibili, perciò boicotto queste sostanze! Lo sxe
è una lotta per la mia autoaffermazione, consapevole che ciò non sarà mai
interamente possibile finché esisteranno classi e stati, ma è comunque un
inzio. La mia scelta è prima di tutto politica, è una lotta verso l' esistente
e lo sfruttamento e l' oppressione che ne deriva.

27/10/11

Left In Ruins - Left In Ruins 2011






Finalmente ho un po' di tempo per scrivere due cagate, e allora andiamo coi Left In Ruins, gruppo di amici di Trento/Rovereto.
Erano usciti tempo fa con un demo che definire DIY è decisamente riduttivo (recensiona di Rashinkraut), hanno poi fatto un promo coi compagni di chitarraro Crop Circles ed è uscito da poco questo cd-r "TOTALLY DIY!!!" (cit. dal foglio coi testi).
Questo disco si presenta dunque con una copertina di cartoncino, un foglietto coi testi, e il cd vero e proprio, il tutto edito in only 100 copie.
Decisamente figa, a mio avviso, la copertina.
A grandi linee il disco è caratterizzato dall'alternarsi di parti blastate, a parti più tupatupa, a rallentamenti pestonati. Molto interessante la chitarra, che in parecchi punti fa giri tutt'altro che scontati. La voce è, ovviamente, urlata.
Menzione dovuta per i testi. A tratti con tematiche sociali, a tratti ultranegativi, a tratti di puro odio random. (Olly, hai visto che se ti ci metti puoi anche scrivere testi? Cazzo ti adoro per Sinking Shits, e anche per il titolo, Left In Ruins, e B.Z. Fuck You, un bacino per te).
Left In Ruins si alterna tra parti lente pestone e accelerate fighe; Wait In Vain, a tratti quasi "rock 'n' roll" (da prendere con le pinze il termine, suvvia, capitemi, e comunque è un complimento) è una delle migliori del disco secondo me; What The Fuck è l'unica canzone al di sotto del minuto, nel disco, e non può non piacermi; segue subito a ruota B.Z. Fuck You, caratterizzata da una parte iniziale più cupa per poi passare, nel finale a una bella parte veloce; si passa a Redemption Song quindi, palese omaggio a Bob Marley, con un ottimo rallentamento nel finale; No Love è forse la più negativa del disco, lenta e arpeggiata all'inizio, accelera a metà, per poi accelerare ancora, rallentare, e sfumare in una parte lenta prima arpeggiata poi più pestona; si passa quindi alla cover, Superior, degli immensi Dropdead, diversa dall'originale, leggermente più lente, forse, ma comunque valida, forse la canzone che mi piace meno del disco, ed è dir molto, perché mi piace, anche se forse è l'unico calo di tensione del disco, se così si può chiamare,( forse, l'ho già detto?); si passa quindi all'ultima, quella col titolo migliore che possa mai esistere, Sinking Shits, che parte fast e finisce pestona violenta.
Dio boia l'ho sentito 4 volte in un giorno e già lo amo.
Un applauso ai LIR. Bravi bbbbbravi.

Tracklist:

1- LxIxRx
2- Wait In Vain
3- What The Fuck
4- B.Z. Fuck You
5- Redemption Song
6- No Love
7- Superior (Dropdead cover)
8- Sinking Shits

Download disco
Download demo

24/10/11

Straight Edge - Motivi Di Una Scelta - 10



Giro la scena musicale e politica ormai da un po' di anni, e ne ho viste di cotte e di crude. Mi sono anche accorto che oltre a parecchi pregiudizi c'è pure molta ignoranza sul movimento straight edge e/o sulla scelta di vita "drug free" e sulle motivazioni, in particolare, che possono portare ad una tale scelta, proprio per questo ho deciso di pubblicare alcuni testi riguardanti questo argomento, i MOTIVI DI UNA SCELTA, alcuni tratti da un opuscolo che ho in casa, che si chiama "A Commitment For Life" che tratta proprio l'argomento straight edge, alcuni scritti da conoscenti amici o anche da me stesso, chi lo sa, non metterò le firme.


"Straight Edge - Motivi di una scelta"
La verità è che non mi ritengo Straight Edge, e che la mia non è stata una vera e propria scelta.
Non mi ritengo Straight Edge. Ma non so spiegare bene il motivo. Forse perché mi sono sempre state sul cazzo le etichette, quindi non vedo la necessità di chiamarmi in un modo solo per far capire agli altri una parte del mio essere. O forse la mia è solo una scusa perché "dichiararsi Straight Edge" mi fa una paura boia, mi sa di definitivo, di "per sempre", e io col "per sempre" non ho mai avuto un buon rapporto. O forse ancora è semplicemente che non mi sento parte di un movimento così eterogeneo come quello Straight Edge, che ha tanti elementi anche contradditori e che non condivido, al suo interno (basti vedere quelle merde degli Hate Edge, o gli Straight Edge "per moda", o gli Straight Edge che poi distruggono il loro corpo mangiando carne, o i vari Hardline pro-life, e la lista potrebbe andare avanti, ma non mi dilungo, anche perché credo di aver già dato degli ottimi esempi).
Non è stata una vera e propria scelta, invece, perché in realtà è (stata ed è tuttora) un' evoluzione, una presa di coscienza, che non è legata solamente al mio stile di vita drug free, ma anche al mio pensiero, al mio modo di vivere in generale ecc ecc, a tutto insomma, e che ovviamente non è conclusa.
Ho iniziato a bere alcolici alle scuole medie: le prime uscite con gli amici, le prime birre e via così, come al solito, come tutti o quasi i ragazzi insomma. Ma a differenza di altri non sono mai stato particolarmente propenso all'uso eccessivo, alla sbronza. Mi sono preso le mie sbronze, certo, ma non sono mai stato propenso. Forse perché adorando la musica ho iniziato ad andare a concerti vari, e vedevo sempre gente che magari pagava anche cifre astronomiche per dei biglietti (ma anche per due cazzo di euri, il concetto rimane sempre lo stesso) e poi il concerto non se lo vedeva neanche perché era sbronzissimo e collassato in un angolo, o peggio. Bevevo quindi ai concerti, ma giusto una o due birre. Iniziai però a bere sempre di più al di fuori dell'ambito musicale, trascinato dall'omologazione del gruppo di amici, normale a quell'età. Iniziai anche a fumare, per fortuna già in "tarda età" (rispetto alla media dell'epoca, per lo meno). Questo fu la mia rovina, perché cominciai a fumare sempre di più, arrivando anche, nel fine settimana, a più di un pacchetto al giorno. Nel frattempo il mio interesse per la politica (o forse dovrei chiamarlo semplicemente pensiero) cresce. Fumo qualche canna, ma fortunatamente questo vizio dura relativamente poco (pur sempre troppo, per i miei canoni attuali) e smetto, prevalentemente per un discorso contrario alla mafia, e anche, forse, di reazione allo schifo che vedevo in certi miei "amici" (se potevano chiamarsi tali) che pensavano solo a fumare e uscivano esclusivamente per quello.
Inizio (o per meglio dire continuo) ad esplorare sia musicalmente che politicamente parlando. Conosco il punk e inizio a girare per i concerti del genere, ma dopo poco mi annoia e approdo nei lidi dell'HC. Vado a vari concerti sempre continuando a fumare e bere, e anzi, venendo a conoscenza dell'esistenza degli Straight Edge, comincio ad insultarli (pur senza conoscerne nemmeno uno) a dire che è uno stile di vita senza senso, che sono delle privazioni inutili e via così. Intanto il mio pensiero si evolve e mi rendo conto di essere anarchico e contrario allo Stato. Il mio fumare sigarette quindi mi rende incoerente, ma continuo lo stesso, anche se nella mia testa una vocina continua a dirmi "stai facendo una cazzata, imbecille, smetti". Provo a smettere una volta, dopo qualche tempo, ma fallisco miseramente e dopo una settimana riprendo peggio di prima. Un amico però nel frattempo è diventato Straight Edge, mi rendo dunque conto che non tutti gli Straight Edge sono delle merde, inoltre il mio uscire spesso con lui mi fa calare sensibilmente con l'alcool. Non mi sbronzo più, infatti.
Continuo per vario tempo a fumare e bere molto poco, finché una sera decido improvvisamente di smettere di fumare (ormai sono passati due anni). Da qui, la strada è decisamente in discesa, poco dopo prendo la patente (in ritardo di qualche anno) e per motivi pratici smetto anche con quel poco di alcool che bevevo ancora, anche se una birra ogni tanto me la sono fatta comunque, ma molto raramente, e comunque senza eccedere.
C'è il lato politico, però, anche nello smettere di bere, oltre al lato pratico. In quanto anarchico, infatti, ritengo che non basti parlare, ma che si debba anche agire, in un modo o nell'altro, come meglio si crede. È infatti innegabile che in varie situazioni sia necessario un livello di lucidità molto elevato, per riuscire a ragionare al meglio, per essere reattivi e pronti a tutto. E il bere alcolici (dato che bevendo sempre meno, reggo anche sempre meno) non mi da questa garanzia.
Le poche birre che ho bevuto, quindi da due anni a questa parte, sono state in serate in cui non dovevo guidare e che ero con amici.
La mia presa di coscienza tuttavia non si ferma, continua, mi interesso anche a discorsi animalisti ed ecologisti, così un giorno prendo la decisione di smettere di mangiare carne. Vengo poi a scoprire che molti alcolici hanno additivi animali, o sono testati sugli animali. Questo mi da la spinta decisiva per smettere anche con quel poco di birra che bevevo ancora.

Non ho citato le "droghe pesanti" (termine che non ho deciso io ma che prendo per buono per farmi capire meglio) perché anche il solo pensiero mi ha sempre dato la nausea.
Nel frattempo vari episodi mi hanno convinto sempre di più della mia "scelta" (o meglio del mio percorso), come la molestia di varie persone sbronze o sotto l'effetto di droghe, come la non gestibilità e il mettere in pericolo sé stessi e anche gli altri in situazioni non propriamente tranquille (manifestazioni presidi e varie) per essere sbronzi o sotto l'effetto di droghe, il continuare a sentir parlare male dei fricchettoni e dei tossici, quando poi ci si comporta allo stesso modo, solo con sostanze diverse, il sentire gente che si scaglia contro lo stile di vita imposto dalla società facendo poi, nei fatti, esattamente quel che ti impone di fare (bere, scopare con chiunque e drogarsi, a più non posso), il fatto che il mio pensiero sia sempre lo stesso, e non solamente nelle occasioni politiche ecc ecc.
Non mi soffermo, per ora, sul fattore sesso, in quanto è un campo molto delicato e incompreso da parecchia gente che si lascia imporre dalla società il suo modello, inoltre sto ancora riflettendo sull'argomento. E non mi soffermo neanche sul fattore personale, perché mi pare chiaro che il classico affogare i propri dispiaceri nell'alcool non fa per me e non ha mai fatto per me, che della vita voglio godermi ogni singolo momento, che sia bello o brutto, facile o difficile ecc ecc, magari è una limitazione, un privarmi di qualche esperienza, ma almeno sono sicuro che le esperienze che farò, sarò io a farle, che se sbaglierò, mi prenderò le mie responsabilità e non scaricherò le colpe su una bottiglia, su un mozzicone o su un ago e schifezze simili, che se farò bene, sarà solo merito mio, e non di una linea di polvere o di un bicchiere vuoto, che se sarà un momento difficile potrò contare su me stesso e sui miei amici, e non annienterò me stesso nella desolazione di una sbronza e di un doposbronza (ma poi tutto torna come prima), e che se invece sarà un bel momento, non lo rovinerò annientando completamente la mia dignità o collassando da qualche parte o non ricordando cosa sia successo ecc ecc.
Faccio un ultima precisazione, come conclusione, dato che non so come concludere il tutto.
Questo aspetto della mia vita riguarda anche altri ambiti, come per esempio il non prendere medicinali se non strettamente necessario, il finanziare il meno possibile le varie multinazionali e lo Stato (quindi vestiario, cibarie, bevande ecc ecc), il cercare di tenersi in forma, ecc ecc.


P.S. Bevo, ogni tanto, il thè, anche se vari sXe lo considerano droga e si rifiutano di berlo.
P.P.S. Anche l'alimentazione è stata molto influenzata e ha influenzato, allo stesso tempo, questo processo di eliminazione delle droghe dalla mia vita.
P.P.P.S. Scusate la lunghezza, ma non ho il dono della sintesi. E ci tengo a precisare che ho omesso più e più cose.

Renounce all acclaimations
Renounce indoctrinations
Renounce all intoxication
Consumption of populations
My goal is liberation
My goal is integration
Self determination
My goal is revelution
Revolt
[Oath - Culture]

17/10/11

Straight Edge - Motivi Di Una Scelta - 9



Giro la scena musicale e politica ormai da un po' di anni, e ne ho viste di cotte e di crude. Mi sono anche accorto che oltre a parecchi pregiudizi c'è pure molta ignoranza sul movimento straight edge e/o sulla scelta di vita "drug free" e sulle motivazioni, in particolare, che possono portare ad una tale scelta, proprio per questo ho deciso di pubblicare alcuni testi riguardanti questo argomento, i MOTIVI DI UNA SCELTA, alcuni tratti da un opuscolo che ho in casa, che si chiama "A Commitment For Life" che tratta proprio l'argomento straight edge, alcuni scritti da conoscenti amici o anche da me stesso, chi lo sa, non metterò le firme.

La mia scelta è stata dettata da diverse situazioni e aspetti di ciò che mi circonda e dalla mia stessa vita. Posso dire però che il mio percorso all’autodefinirmi straight edge sia avvenuto per forza propria, perchè ero alla ricerca di una coerenza verso me stessa e verso ciò in cui credo. 
Tempo fa frequentavo la  scena street punk, nella quale -purtroppo mi ci è voluto un po’ di tempo- avevo cominciato a notare che non era ciò in cui mi rispecchiavo: pian piano cominciai a stancarmi di riempirmi di birra, di essere controproducente, di parlare di idiozie, di fare sesso promiscuo e di frequentare apolitici (e la maggior parte degli street italiani a quanto pare lo sono) che avevano a che fare con persone dell’estrema destra. Insomma, non mi ci vedevo più in tutta quella merda, e soprattutto mi sorgeva spontanea la domanda: “è veramente necessario annullarmi mentalmente per avere rapporti umani? “.
Questo mi fece riflettere su alcuni aspetti della nostra società, in cui le menti vengono appannate dal continuo consumo di alcool e droga, questo proprio per renderci una massa di lobotomizzati non pronti a reagire. Alcool e droga sono concepiti poi come “strumento essenziale” per essere accettati dagli altri, io invece non sento questo bisogno di assumere sostanze per essere più divertente, simpatica, alternativa: no, volevo e voglio tutt’ora essere totalmente LUCIDA, non dipendere da niente e non essere complice del capitalismo facendo uso di queste merde.
Mentre ancora giravo per la scena street smisi di bere, più tardi (ormai già uscita totalmente dalla scena) eliminai anche le sigarette (di altre droghe non avevo praticamente mai fatto uso, ed erano già state accantonate da anni); tutto questo avvenne anche per altre motivazioni: in quanto vegana, alcool e tabacco sono testati su animali (oltre al fatto che gli alcoolici in larga parte contengono parti animali) e inoltre non voglio prendere parte alla distruzione del mio pianeta e dei miei simili, dal buttare giù foreste al far lavorare umani in piantagioni di morte. 
Appunto, lo STRAIGHT EDGE per me è coerenza verso il mio corpo e verso la mia mente, verso il mio cuore e verso ciò in cui credo.
                                        “I can't stand to the side 
                                         and watch this hell rise.
                                           Watch the forests fall 
                                    and the animals slaughtered. 
                                   Watch my brothers and sisters 
                                    enslaved for corporate greed 
                                     and if war will bring the end,
                                            then war it must be”
                                 (Cauterize, Seven Generations)

10/10/11

Straight Edge - Motivi Di Una Scelta - 8



Giro la scena musicale e politica ormai da un po' di anni, e ne ho viste di cotte e di crude. Mi sono anche accorto che oltre a parecchi pregiudizi c'è pure molta ignoranza sul movimento straight edge e/o sulla scelta di vita "drug free" e sulle motivazioni, in particolare, che possono portare ad una tale scelta, proprio per questo ho deciso di pubblicare alcuni testi riguardanti questo argomento, i MOTIVI DI UNA SCELTA, alcuni tratti da un opuscolo che ho in casa, che si chiama "A Commitment For Life" che tratta proprio l'argomento straight edge, alcuni scritti da conoscenti amici o anche da me stesso, chi lo sa, non metterò le firme.

Riassumere in cosi poco i motivi di questa mia scelta devo ammettere che risulta parecchio difficile, perchè intraprendere questo percorso è stata una cosa spontanea e naturale, una risposta chiara ed efficace a tante, tantissime situazioni che mi schifano a tal punto da dover arrivare a definirmi STRAIGHT EDGE per distinguermi da ciò che disprezzo. Prima di arrivare a definirmi striaght edge ho passato un periodo che è durato un paio di mesi in cui non facevo uso di nessun tipo di sostanza, ma non mi definivo striaght edge.
Il motivo principale per il quale ho smesso di assumere ogni tipo di droga è stato quello della coerenza; ora sono coerente nel mio essere vegano e antispecista (la maggior parte di tabacco e alcool è testato su animali), ora sono coerente col mio pensiero politico (in quanto anarchico odio il fatto di alimentare capitalismo comperando alcol e tabacco spacciati dallo stato per arricchirsi e lobotomizzare le masse; in quanto anarchico ho SEMPRE di meglio da fare che mettere a riposo corpo e mente con l'uso di qualsiasi tipo di sostanze, c'è sempre gente che muore in fottutissimi lager per migranti o carceri, ci sono sempre lavoratori senza più traccia di linfa vitale totalmente annichiliti da 8 ore di morte al giorno, ci sono sempre animali che muoiono per l'interesse di pochi stronzi e altre persone sfruttate per distruggere interi paesaggi e creare infami piantagioni di tabacco e non soltanto).
 Detto questo... il mio essere striaght edge non è solo un fattore salutista, non è una scelta personale; lo faccio per un processo rivoluzionario coerente, il più efficace possibile.

 Tutti i motivi che ho appena elencato sono ciò che mi hanno spinto a smettere di assumere e odiare ogni tipo di droga; ma la goccia che ha fatto straboccare il vaso, ciò che mi ha spinto veramente a definirmi striaght edge è stata un altra cosa. Mi sono chiesto più di una volta che differenza c'è tra le persone appartenti "scena" punk di oggi, e la gente che devo sorbirmi tutti i giorni tra i banchi di scuola... 
in tutti e due i casi si tratta di gente vuota, fiera soltanto di autodistruggersi (chi con birra chi con altro), per guadagnare punti, apparire come il figo della situazione. Ebbene sì, questa è una cosa non sopporto e spesso mi fa anche diventare intollerante: che cazzo c'è di figo e alternativo nell' autodistruggersi? Se oggi non ti sbocchi sulle scarpe il sabato sera, se oggi non fai a gara con i tuoi amici a chi si scopa più persone in una serata, se oggi non ti rincoglionisci fino ad arrivare al punto di non ricordarti il tuo nome; non sarai mai considerato una persona interessante, una persona con le palle. E' veramente ridicolo e triste, ma è così, e me ne accorgo tutti i giorni, citando Ian Mckaye in un intervista: "Lo striaght edge uno stile di vita? Che cazzata gicantesca! BERE è uno stile di vita, DROGARSI è uno stile di vita, UCCIDERSI DI MERDA OGNI GIORNO è uno stile di vita.. lo straight edge è VITA!".
Tutti questi sono stati i fattori che mi hanno portato a diventare quello che ora sono.
Per quanto mi faccia schifo, se fosse solo autodistruzione, direi "fate quel cazzo che vi pare", ma quando vengono coinvolti innocenti non mi sta bene.

Contro ogni gabbia, mentale e fisica, STRAIGHT EDGE, per l'anarchia.

"Get your booze away from me
Keep your pills out of sight
Don't get smoke in my face
Or you'll get the Straight-edge in your face"
(Slapshot - In your face)

03/10/11

Straight Edge - Motivi Di Una Scelta - 7


Giro la scena musicale e politica ormai da un po' di anni, e ne ho viste di cotte e di crude. Mi sono anche accorto che oltre a parecchi pregiudizi c'è pure molta ignoranza sul movimento straight edge e/o sulla scelta di vita "drug free" e sulle motivazioni, in particolare, che possono portare ad una tale scelta, proprio per questo ho deciso di pubblicare alcuni testi riguardanti questo argomento, i MOTIVI DI UNA SCELTA, alcuni tratti da un opuscolo che ho in casa, che si chiama "A Commitment For Life" che tratta proprio l'argomento straight edge, alcuni scritti da conoscenti amici o anche da me stesso, chi lo sa, non metterò le firme.


Non avrei mai pensato di diventare straight edge. Dopo esserlo diventato aspettai un po’ prima di renderlo di “pubblico dominio”, quasi fosse un periodo di incertezza, uno spazio temporale di incertezza che mi permettevo prima di prendere una strada che teoricamente dovrebbe essere per la vita. Prima bevevo e fumavo pur rifiutando le droghe “ufficiali” come l’erba e simili, e giustificavo il consumo di nicotina e alcoolici sostenendo di non esserne dipendente e che il mio contributo all’erario statale attraverso i miei consumi era nulla, in confronto al bilancio complessivo. Mi rendevo conto dell’evidente contraddizione ma la ignoravo volutamente accampando ogni sorta di scuse. Fino a che non mi sono reso conto che una persona che predica la resistenza e l’opposizione a un determinato sistema e ad un preciso modo di vivere deve essere coerente con il suo pensiero e con se stessa, rinunciando a quanto lo allontana dal suo ideale e imponendosi rinunce e fermezze necessarie. Non si può inneggiare alla lotta contro lo Stato e poi comprarne le sigarette. Così smisi all’improvviso di bere e di fumare, una sera decisi che la debolezza e l’avvelenamento non erano conciliabili con ciò che pensavo e lo misi in atto, senza procrastinare ulteriormente, senza nessun indugio, certo per’altro della mia assoluta libertà da certi vizi. Passai un mese allucinante, diventando aggressivo e quasi depresso per la mancanza di nicotina, andavo in ansia per nulla e mi innervosivo per motivi del cazzo, così mi resi decisamente conto di quanto determinate cose, liberamente in vendita e il cui consumo è incentivato in maniera abnorme, condizionassero il mio pensiero e soprattutto le mie reazioni ai fatti della vita quotidiana. Dopo 30 giorni ero disintossicato e mi sentivo decisamente ripulito, sentivo che il mio corpo riprendeva a funzionare meglio e a rispondere a funzioni che erano inibite sotto l’azione della nicotina come la flessibilità dei muscoli e ovviamente il fiato. I motivi per cui ho deciso di diventare straight edge, di scegliere una strada fatta di disciplina e astinenza mi pare siano tutti riassunti in una parola: coerenza. Non si può parlare di rispetto per gli altri quando ci si avvelena ogni giorno e ci si uccide il cervello consapevolmente, non puoi rispettare l’altro se non rispetti te stesso; non puoi e non devi dipendere dal tuo nemico: c’è un motivo se lo Stato ha il monopolio di determinati beni di consumo tra cui alcool e tabacco, in modo da poterlo spacciare e monopolizzare il controllo delle dipendenze della popolazione, la guerra tra istituzioni e Mafia altro non è che una guerra tra narcos; non si può fare una cambiamento sociale vivendo nel lusso e nelle debolezze, strumenti controrivoluzionari inventati dal potere e spacciati ai poveri attraverso le illusioni, e nei tempi moderni, con la televisione, la rivoluzione è rigore, è una vita che diventa la lotta stessa, senza compromessi e senza cedimenti, senza punti deboli e senza lati oscuri, è una strada d’acciaio che va intrapresa senza titubanze o dubbi, rinunciando a ciò che può offuscare la mente riducendo la lucidità del pensiero, necessaria nell’azione come nella strategia (l’alcool, non a caso la seconda sostanza più abusata, è un inibitore mentale estremamente potente) o anche solo distogliere dall’obbiettivo per indulgere nel vizio di cui si è schiavi. Coltivando una dipendenza non si fa altro che costruire un muro di difesa per le istituzioni che si vogliono distruggere. Coerenza, per questo sono diventato straight edge.

26/09/11

Straight Edge - Motivi Di Una Scelta - 6



Giro la scena musicale e politica ormai da un po' di anni, e ne ho viste di cotte e di crude. Mi sono anche accorto che oltre a parecchi pregiudizi c'è pure molta ignoranza sul movimento straight edge e/o sulla scelta di vita "drug free" e sulle motivazioni, in particolare, che possono portare ad una tale scelta, proprio per questo ho deciso di pubblicare alcuni testi riguardanti questo argomento, i MOTIVI DI UNA SCELTA, alcuni tratti da un opuscolo che ho in casa, che si chiama "A Commitment For Life" che tratta proprio l'argomento straight edge, alcuni scritti da conoscenti amici o anche da me stesso, chi lo sa, non metterò le firme.


Quando mi chiedono perché son diventato straight edge non ho mai tempo per spiegare a fondo le mie ragioni, a volte mi soffermo alle solite motivazioni politche. A volte notando certi elementi mi nascondo dietro il "E' UNA COSA TROPPO LUNGA DA SPIEGARE" troncando lì di botto la discussione (come se dovessi spiegare io il perchè della mia astinenza e non loro, siamo caduti in basso eh?). i motivi sono semplici, non voglio delegare le mie emozioni a un qualcosa, non voglio essere aiutato da sostanze psicoattive, voglio tornare semplicemente naturale e me stesso, puro perfetto e unico padrone della mia vita, un auto esaltazione individualista? si, ma anche un approccio coerente alle mie ideologie antispeciste ed ecologiste. Prima di smettere di fumare dicevo sempre MA IO FUMO TABACCO PUEBLO (quante volte l'avrò sentito?) come se fosse abbastanza per la liberazione animale, senza pensare a quanti habitat vengono distrutti, a quanti danni fa l'agricoltura intensiva di quelle multinazionali.
Io non voglio vivere col senso di colpa e nascondermi dietro una frase banale solo per alimentare un' insulsa pratica di controllo, come non voglio bere bevande con chiarificatori e chissà quante altre merdate usano per rendere presentabili degli alcolici. Ma per me lo straight edge non si ferma solo a queste cose: forse è iniziata un pò come per tutti i ragazzini di 13 anni che conoscono nuove persone e vogliono sentirsi accettati, io feci lo stesso, cominciai a fumare e bere occasionalmente, per forza di cose una città apatica noiosa senza nulla da offrire se non discoteche e centri commerciali, ti porta a bere per noia.
Sono sempre stato un ragazzo con moltissima insicurezza, timidezza e bassa autostima, ho attraversato dei momenti brutti dai 16 ai 18 anni, tra cui una tormentata separazione dei miei genitori e una depressione che mi ha portato all'autolesionismo fisico, a bere continuamente e a prendere per un breve periodo degli psicofarmaci (poi ho smesso perché odiavo sentirmi una larva). Conoscevo già l'esistenza del movimento straight edge e l'ho sempre considerato come un movimento ridicolo e idiota, ma ricordo di aver visto ad un concerto una fanzine che parlava appunto di questa sottocultura e lo trovai interessante, provai l'astinenza ma per via della mia poca convinzione durò a malapena un giorno, da li smisi di pensarci per anni, ma per vari motivi cominciai ad ascoltare gruppi straight edge e due in particolare (earth crisis ed have heart) mi portarono ad interessarmi di nuovo, giorno dopo giorno, fino a riuscirci. Lo straight edge mi sta aiutando ad amare di più me stesso a distruggere i miei problemi con lucidità con le mie forze cercando di essere più sicuro, negando qualsiasi sostanza che possa prendere il controllo su di me, vedendole quasi come un insulto alla mia unicità, mi da un senso di libertà e potenza che non ho mai provato, rifiuto le false convinzioni che portano a bere e drogarsi per divertirsi, o ad avere tra le mani qualcosa di ricreativo per sentirsi a proprio agio con le persone, o a essere estroversi grazie ad un aiuto, lascio fare al mio istinto a me stesso e a nessun altro, ricordando che ho solo questa vita da vivere, e la voglio vivere momento per momento essendo me stesso fino in fondo.

20/09/11

Shikari / Seein' Red - Split 10"


Ero in quel dell'antimtv day, l'ultimo, e giravo tra le distro, quando trovai, spulciando Shove, in codesto split, neanche a dirlo l'ho pigliato al volo.
Premetto che ovviamente conoscevo già da tempo lo split ritenendo entrambi due gran gruppi.
Non penso ci sia bisogno di particolari presentazioni dato che sono due gruppi comunque immensi, per una ragione o per l'altra.
Se volete qualche presentazione fanculizzatevi qui e qui.
Molto bella la copertina secondo me, solo peccato l'assenza di un libretto degno di nota o cose del genere, solo un foglio scarno coi testi e stop. In questa versione per lo meno. Mi accontento e ascolto.
Si parte con gli Shikari, la miscela è sempre la stessa, sempre valida, direi.
Batteria possente e continua, non eccessivamente veloce, distorsioni grezze e massicce, riff pesanti, qualche dissonanza, linee melodiche sempre molto presenti anche se non sempre particolarmente in evidenza, voce lancinante e urlata, allo stesso livello della musica.
Qualche parte senza distorsione, qualche accelerazione, stop 'n' go mostruosi e la minestra è fatta.
Menzioniamo i testi dai, più introspettivi per gli Shikari, più politici e sociali per i Seein' Red, ma tutti abbastanza aggressivi e critici. Mi piacciono e approvo.
In questo disco dei Seein' Red si sente bene il fatto che tutti quanti fecero parte dei Lärm, specialmente in Asshole.
Si tratta di un punk hardcore molto tirato e ben suonato col basso in evidenza e i riff massicci, assolutamente non scontati, e la voce più in evidenza rispetto agli Shikari, ma anche meno urlata. Si arriva anche a qualche sfuriata in blast proprio in stile Lärm.
Poche le pecche del disco, qualche calo di tensione in entrambe le parti per le parti più lente, per il resto una bombazza del cazzo.
Io apprezzo.

Tracklist:

Shikari side
1- In Existence
2- The Kids Shouldn't Be Playing With Fire
3- Tekila
4- Attitude

Seein' Red side
1- Both
2- Not For Sale
3- Red Rage (non presente nella copertina ma nei testi)
4- Discussione With A Christian
5- Three Seconds
6- Participation
7- Asshole
8- Poem Of The Peoples War
9- Myth Of Freedom (ManLiftingBanner cover)

Download