07/12/11

Qualche appunto critico su scuola istruzione educazione e quant' altro






Fin da piccolo non ho avuto un bellissimo rapporto con la scuola, non tanto perché sia stupido, quanto più che altro per un rifiuto inizialmente inconscio poi via via sempre più consapevole, del sistema scolastico in toto (o forse proprio perché sono stupido, e questa è solo una scusa, chi lo sa).

Non ho mai riconosciuto le votazioni come un qualcosa di utile, veritiero, che rispecchia la realtà, raramente sono stato particolarmente abbattuto per dei brutti voti come raramente sono stato particolarmente contento per dei bei voti. Non ho mai pensato, infatti, che una verifica, o un' interrogazione, potessero realmente comprendere l'effettiva conoscenza di un dato argomento o di una data materia. Ci sono tantissimi fattori da tener conto, infatti, a partire da quello emotivo (la forte competitività che la società capitalista impone fin da piccoli è un esempio lampante, non tutti reagiscono bene sotto pressione, la paura di fallire, distrazioni dovute a fattori esterni e personali ecc ecc) a quello puramente pratico (la fortuna nel ricevere domande a cui si sa rispondere, il saper scrivere bene o il sapersela cavare a parole anche senza una reale conoscenza ecc. ecc.) a tanti altri che sarebbero infiniti da elencare e che probabilmente variano da persona a persona. Come non ho mai pensato che un voto su un foglio di carta, ufficiale o non che sia, possa anche lontanamente valutare la persona.
Penso infatti che siano ben altri i criteri per valutare un individuo piuttosto che non il suo rendimento a scuola, o il suo lavoro e via così.
Voglio quindi provare a fare una riflessione sulla formazione, una critica al sistema scolastico, premettendo che conosco ben poco del tema "pedagogia libertaria", ma suppongo che la mia riflessione possa rientrare almeno parzialmente in questo ambito. Se scrivo eresie o stronzate, rinfacciatemelo.
Ho sempre avuto un rigetto per il nome "scuola dell'obbligo", mi sono infatti sempre chiesto il perché debba essere un obbligo: che senso ha forzare qualcuno a studiare qualcosa se non vi è un interesse e che probabilmente (e questo vale per la maggior parte delle materie che si studiano alla scuola dell'obligo) non avrà neanche un risvolto pratico nella vita futura e di tutti i giorni?
La risposta mi pare più che ovvia, servono a formare un modello di cittadino che accetti questa società senza cercare di cambiarla radicalmente, imponendogli fin da piccolo che questo è il modello giusto e che gli altri sbagliano (e purtroppo, spesso ci riescono). Credo sia abbastanza evidente infatti come dai programmi vengano omesse vari argomenti che potrebbero risultare scomodi (vedi le società gilaniche in storia o filosofi importanti come Stirner in filosofia) o come alcuni argomenti vengono trattati solo parzialmente (come per la rivoluzione industriale che mette in luce solo i vantaggi ma non le conseguenze negative, inquinamento alienazione ecc. ecc.). Già da questo quindi è chiaro lo scopo della scuola.
Oltre a ciò però credo sia molto utile analizzare anche il ragionamento comune (e spesso non è solo un ragionamento ma viene anche messo in pratica, tante volte viene messo in pratica anche senza ragionamento, a dire il vero) secondo il quale bisognerebbe studiare in funzione del lavoro, ovvero io (un "io" generico, ovviamente) studio durante l'infanzia l'adolescenza e i primi anni dell'età adulta, non per formarmi come individuo, per acculturarmi, per coltivare effettivamente i miei interessi, per capire quali sono i miei interessi, per capire cosa si vuole fare nella vita ecc ecc, ma per imparare un mestiere, o per avere un pezzo di carta che poi FORSE mi permetterà di avere un lavoro FORSE gratificante e FORSE anche ben pagato. La scuola viene quindi messa al centro della società moderna e ne diventa anche la rappresentazione lampante, stessi meccanismi, stesse priorità e così via: al centro di tutto c'è il lavoro e la produzione (studiare per un impiego futuro, studiare e rendere, altrimenti si è bollati come stupidi/ignoranti/buoni a nulla/scansafatiche), la gestione è ovviamente gerarchica (il preside comanda, i prof danno gli insegnamenti, gli alunni non hanno potere), vengono insegnate cose utili non a chi impara, ma a chi sta al vertice della gerarchia, vengono repressi i comportamenti non regolari.
Ma a cosa dovrebbe dunque servire la scuola? È realmente necessaria la scuola come istituzione? Queste sono solo due tra le tante domande che mi sono fatto e a cui forse mi sono dato risposta, ma credo che tutti dovrebbero farsi domande del genere, non solo sulla scuola però, ma su tutto quanto, senza accettare le cose così, come ti vengono imposte, solo perché se sono così, ci sarà pure un motivo, no?, come ci viene insegnato a scuola, tanto per cambiare.
Cosa mi sono dunque risposto a queste domande? Mi sono risposto che la scuola non è realmente necessaria come istituzione, anzi, la scuola come istituzione sarebbe decisamente da abolire, in primis in quanto pilastro portante della società capitalista consumista e classista (minchia oh, tutte con la C...sta, ndL) e quindi in quanto organismo che tende a difendere l'attuale stato di cose esistenti e non a fornire una corretta istruzione all'individuo. Successivamente (ma non in quanto a importanza) proprio perché, in quanto istituzione, si autoconferisce il titolo di giusta, di imparziale, di necessaria, quando invece non è così, perché un qualcosa di imposto, di forzato, di non equo, perché tende a incanalare le persone in un percorso prestabilito, invece che invogliarle a seguire la propria strada.
Diventa quindi palese che finché sussiste la società capitalista, la scuola come istituzione è un qualcosa di necessario al suo sostentamento, all'indottrinamento, alla propaganda inconscia (che bruttissime parole, cazzo) del sistema stesso. Quindi non mi interessa neanche trattare l'argomento, in quanto è abbastanza chiaro che quel che voglio, che penso, e che mi interessa, è rivolto ad un qualcosa oltre al sistema di cose esistenti.
Quindi la mia riflessione si incentra sulla effettiva o meno utilità di una scuola nel caso si riescano ad abbattere gli interessi economici, le gerarchie e tutto ciò che ne deriva (sfruttamento oppressione razzismo specismo egoismo in senso negativo e via così).
La scuola dovrebbe essere un luogo di formazione, dunque, ma è necessaria? A mio avviso non è assolutamente necessaria, non solo, è anche deleteria. Non necessaria e deleteria perché, una volta eliminate tutte le cause della privatizzazione, della limitazione del sapere, ognuno sarebbe libero di informarsi acculturarsi e reperire informazioni su ciò che più gli interessa, ma non solo, potrebbe anche studiare coi propri tempi, e non costretto a seguire tempi imposti da una scuola, e quindi anche la qualità dell'apprendimento sarebbe notevolmente migliore.
I rischi di questo sono ovviamente evidenti, non tutti sono interessati ad acculturarsi, studiare, informarsi. Il punto però è proprio questo, ha effettivamente senso imporre una cultura, un' istruzione, a qualcuno che non è interessato? Ma soprattutto, chi avrebbe il diritto di decidere chi deve imparare cosa e in base a quale criterio?
Un esempio abbastanza lampante e pratico è sulla geografia. È chiaramente un insieme di nozioni importanti, ma se uno non deve discutere di tali cose, o non intende spostarsi dal posto in cui si trova, a cosa gli servono? Ma non solo, anche accettando che questa persona si sposti, gli serviranno anche le nozioni relative agli altri luoghi? La risposta ovviamente è no, e quindi non ha senso che sia inondato di informazioni e nozioni che non gli interessano, tantomeno che le studi, certo a meno che non sia lui a volerlo fare. Quindi è ogni singolo individuo che dovrebbe decidere su cosa informarsi quando come perché ecc ecc.
Tralasciando alcune riflessioni, (Ci sono nozioni, informazioni, che sono invece necessarie a tutti? È dunque giusto che, nel caso, vengano studiate da tutti? Come? Perché? ecc ecc.) per due precisi motivi, uno è perché non ci ho ancora riflettuto abbastanza e quindi non sono sicuro di poter dire cose sensate sull'argomento, e l'altro è perché già la riflessione sta diventando abbastanza lunga e diverrebbe infinita, se aggiungessimo anche questi argomenti al resto, mi concentro quindi sul resto.
Come è quindi possibile che ci si acculturi si studi e si impari da soli, senza l'aiuto o la supervisione di qualcun altro più preparato?
In realtà penso che chiunque possa riuscire, appunto, tramite la diffusione e la non privatizzazione del sapere, a reperire le informazioni che gli servono o che vuole. Anche perché a pensarci bene la scuola, attualmente, è più una limitazione che non uno stimolo alla formazione personale. Un esempio banale? Le letture, ci viene imposto, a scuola, di leggere determinati libri, che però non sono, nella maggior parte dei casi, i libri che noi vorremmo leggere, quindi già in questo caso possiamo vedere che è una grossa limitazione, nel momento in cui dobbiamo passare tempo a leggere e prestare attenzione a libri che non ci interessano e che non ci aiutano a formarci individualmente e personalmente in modo da diventare effettivamente noi stessi, dato che noi stessi siamo noi stessi e unici solo nel momento in cui siamo diversi da qualcun altro, e se tutti abbiamo la stessa formazione è ovvio che ci sia un' uniformità di fondo, un' omologazione, una lobotomizzazione quindi.
Lasciando quindi libera ogni persona, fin da piccoli, si potrebbe garantire che seguano effettivamente la loro strada e si realizzino come individui, senza influenze negative o positive che siano, altrui. O meglio, con le influenze che ci si sceglie da soli (leggere un libro piuttosto che un altro sempre sullo stesso argomento, per esempio). Preciso che chiaramente, fin da bambini, si è sommersi di influenze esterne, volenti o nolenti, e purtroppo non è neanche possibile evitare queste influenze, ma si possono limitare sia quantitativamente che qualitativamente, per esempio tralasciando di agire sulla formazione, sui comportamenti, ma semplicemente prendendosi cura di essi ecc. ecc. Che poi chiariamo, in fin dei conti la cultura non è altro che la summa delle nostre esperienze dirette e indirette (quindi libri ascolti e via così), passate e presenti e future, ed è in continua evoluzione, di conseguenza, la cultura individuale può partire fin da bambini scegliendo le proprie esperienze e i propri interessi senza influenze esterne.
Finora sono incappato, però, solamente in un unico problema per quanto riguarda ciò che ho già detto, ovvero l'alfabetizzazione (in parecchi casi più che necessaria, se non altro per la stessa cultura personale). Tuttavia visto il fatto che questo problema ne implica tanti altri altrettanto spinosi, complessi ed estesi (basti pensare semplicemente al problema del linguaggio, che è necessariamente legato e plasmato dalla società in cui nasce cresce e si evolve) non sono ancora riuscito a riflettere abbastanza sulla questione per poter trovare una possibile soluzione.
Porgo le mie scuse a tutti quelli che ho annoiato con le mie stronzate, ma penso che siano argomenti importanti, o per lo meno interessanti, e su cui ci sia molto da riflettere, anche perché si parla spesso di uscire da questa società e via così, ma per farlo credo sia necessario anche pensare a qualcosa di alternativo ad essa, e intendo per qualsiasi cosa. Ma non solo, penso sia anche necessario, dato che in alcuni posti modi alternativi di vita si stanno già presentando spontaneamente, anche per necessità di cose eh (mi riferisco in particolare alla Grecia), quindi magari non farsi trovare del tutto impreparati penso che sarebbe un' ottima cosa.

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