07/12/11

Qualche appunto critico su scuola istruzione educazione e quant' altro






Fin da piccolo non ho avuto un bellissimo rapporto con la scuola, non tanto perché sia stupido, quanto più che altro per un rifiuto inizialmente inconscio poi via via sempre più consapevole, del sistema scolastico in toto (o forse proprio perché sono stupido, e questa è solo una scusa, chi lo sa).

Non ho mai riconosciuto le votazioni come un qualcosa di utile, veritiero, che rispecchia la realtà, raramente sono stato particolarmente abbattuto per dei brutti voti come raramente sono stato particolarmente contento per dei bei voti. Non ho mai pensato, infatti, che una verifica, o un' interrogazione, potessero realmente comprendere l'effettiva conoscenza di un dato argomento o di una data materia. Ci sono tantissimi fattori da tener conto, infatti, a partire da quello emotivo (la forte competitività che la società capitalista impone fin da piccoli è un esempio lampante, non tutti reagiscono bene sotto pressione, la paura di fallire, distrazioni dovute a fattori esterni e personali ecc ecc) a quello puramente pratico (la fortuna nel ricevere domande a cui si sa rispondere, il saper scrivere bene o il sapersela cavare a parole anche senza una reale conoscenza ecc. ecc.) a tanti altri che sarebbero infiniti da elencare e che probabilmente variano da persona a persona. Come non ho mai pensato che un voto su un foglio di carta, ufficiale o non che sia, possa anche lontanamente valutare la persona.
Penso infatti che siano ben altri i criteri per valutare un individuo piuttosto che non il suo rendimento a scuola, o il suo lavoro e via così.
Voglio quindi provare a fare una riflessione sulla formazione, una critica al sistema scolastico, premettendo che conosco ben poco del tema "pedagogia libertaria", ma suppongo che la mia riflessione possa rientrare almeno parzialmente in questo ambito. Se scrivo eresie o stronzate, rinfacciatemelo.
Ho sempre avuto un rigetto per il nome "scuola dell'obbligo", mi sono infatti sempre chiesto il perché debba essere un obbligo: che senso ha forzare qualcuno a studiare qualcosa se non vi è un interesse e che probabilmente (e questo vale per la maggior parte delle materie che si studiano alla scuola dell'obligo) non avrà neanche un risvolto pratico nella vita futura e di tutti i giorni?
La risposta mi pare più che ovvia, servono a formare un modello di cittadino che accetti questa società senza cercare di cambiarla radicalmente, imponendogli fin da piccolo che questo è il modello giusto e che gli altri sbagliano (e purtroppo, spesso ci riescono). Credo sia abbastanza evidente infatti come dai programmi vengano omesse vari argomenti che potrebbero risultare scomodi (vedi le società gilaniche in storia o filosofi importanti come Stirner in filosofia) o come alcuni argomenti vengono trattati solo parzialmente (come per la rivoluzione industriale che mette in luce solo i vantaggi ma non le conseguenze negative, inquinamento alienazione ecc. ecc.). Già da questo quindi è chiaro lo scopo della scuola.
Oltre a ciò però credo sia molto utile analizzare anche il ragionamento comune (e spesso non è solo un ragionamento ma viene anche messo in pratica, tante volte viene messo in pratica anche senza ragionamento, a dire il vero) secondo il quale bisognerebbe studiare in funzione del lavoro, ovvero io (un "io" generico, ovviamente) studio durante l'infanzia l'adolescenza e i primi anni dell'età adulta, non per formarmi come individuo, per acculturarmi, per coltivare effettivamente i miei interessi, per capire quali sono i miei interessi, per capire cosa si vuole fare nella vita ecc ecc, ma per imparare un mestiere, o per avere un pezzo di carta che poi FORSE mi permetterà di avere un lavoro FORSE gratificante e FORSE anche ben pagato. La scuola viene quindi messa al centro della società moderna e ne diventa anche la rappresentazione lampante, stessi meccanismi, stesse priorità e così via: al centro di tutto c'è il lavoro e la produzione (studiare per un impiego futuro, studiare e rendere, altrimenti si è bollati come stupidi/ignoranti/buoni a nulla/scansafatiche), la gestione è ovviamente gerarchica (il preside comanda, i prof danno gli insegnamenti, gli alunni non hanno potere), vengono insegnate cose utili non a chi impara, ma a chi sta al vertice della gerarchia, vengono repressi i comportamenti non regolari.
Ma a cosa dovrebbe dunque servire la scuola? È realmente necessaria la scuola come istituzione? Queste sono solo due tra le tante domande che mi sono fatto e a cui forse mi sono dato risposta, ma credo che tutti dovrebbero farsi domande del genere, non solo sulla scuola però, ma su tutto quanto, senza accettare le cose così, come ti vengono imposte, solo perché se sono così, ci sarà pure un motivo, no?, come ci viene insegnato a scuola, tanto per cambiare.
Cosa mi sono dunque risposto a queste domande? Mi sono risposto che la scuola non è realmente necessaria come istituzione, anzi, la scuola come istituzione sarebbe decisamente da abolire, in primis in quanto pilastro portante della società capitalista consumista e classista (minchia oh, tutte con la C...sta, ndL) e quindi in quanto organismo che tende a difendere l'attuale stato di cose esistenti e non a fornire una corretta istruzione all'individuo. Successivamente (ma non in quanto a importanza) proprio perché, in quanto istituzione, si autoconferisce il titolo di giusta, di imparziale, di necessaria, quando invece non è così, perché un qualcosa di imposto, di forzato, di non equo, perché tende a incanalare le persone in un percorso prestabilito, invece che invogliarle a seguire la propria strada.
Diventa quindi palese che finché sussiste la società capitalista, la scuola come istituzione è un qualcosa di necessario al suo sostentamento, all'indottrinamento, alla propaganda inconscia (che bruttissime parole, cazzo) del sistema stesso. Quindi non mi interessa neanche trattare l'argomento, in quanto è abbastanza chiaro che quel che voglio, che penso, e che mi interessa, è rivolto ad un qualcosa oltre al sistema di cose esistenti.
Quindi la mia riflessione si incentra sulla effettiva o meno utilità di una scuola nel caso si riescano ad abbattere gli interessi economici, le gerarchie e tutto ciò che ne deriva (sfruttamento oppressione razzismo specismo egoismo in senso negativo e via così).
La scuola dovrebbe essere un luogo di formazione, dunque, ma è necessaria? A mio avviso non è assolutamente necessaria, non solo, è anche deleteria. Non necessaria e deleteria perché, una volta eliminate tutte le cause della privatizzazione, della limitazione del sapere, ognuno sarebbe libero di informarsi acculturarsi e reperire informazioni su ciò che più gli interessa, ma non solo, potrebbe anche studiare coi propri tempi, e non costretto a seguire tempi imposti da una scuola, e quindi anche la qualità dell'apprendimento sarebbe notevolmente migliore.
I rischi di questo sono ovviamente evidenti, non tutti sono interessati ad acculturarsi, studiare, informarsi. Il punto però è proprio questo, ha effettivamente senso imporre una cultura, un' istruzione, a qualcuno che non è interessato? Ma soprattutto, chi avrebbe il diritto di decidere chi deve imparare cosa e in base a quale criterio?
Un esempio abbastanza lampante e pratico è sulla geografia. È chiaramente un insieme di nozioni importanti, ma se uno non deve discutere di tali cose, o non intende spostarsi dal posto in cui si trova, a cosa gli servono? Ma non solo, anche accettando che questa persona si sposti, gli serviranno anche le nozioni relative agli altri luoghi? La risposta ovviamente è no, e quindi non ha senso che sia inondato di informazioni e nozioni che non gli interessano, tantomeno che le studi, certo a meno che non sia lui a volerlo fare. Quindi è ogni singolo individuo che dovrebbe decidere su cosa informarsi quando come perché ecc ecc.
Tralasciando alcune riflessioni, (Ci sono nozioni, informazioni, che sono invece necessarie a tutti? È dunque giusto che, nel caso, vengano studiate da tutti? Come? Perché? ecc ecc.) per due precisi motivi, uno è perché non ci ho ancora riflettuto abbastanza e quindi non sono sicuro di poter dire cose sensate sull'argomento, e l'altro è perché già la riflessione sta diventando abbastanza lunga e diverrebbe infinita, se aggiungessimo anche questi argomenti al resto, mi concentro quindi sul resto.
Come è quindi possibile che ci si acculturi si studi e si impari da soli, senza l'aiuto o la supervisione di qualcun altro più preparato?
In realtà penso che chiunque possa riuscire, appunto, tramite la diffusione e la non privatizzazione del sapere, a reperire le informazioni che gli servono o che vuole. Anche perché a pensarci bene la scuola, attualmente, è più una limitazione che non uno stimolo alla formazione personale. Un esempio banale? Le letture, ci viene imposto, a scuola, di leggere determinati libri, che però non sono, nella maggior parte dei casi, i libri che noi vorremmo leggere, quindi già in questo caso possiamo vedere che è una grossa limitazione, nel momento in cui dobbiamo passare tempo a leggere e prestare attenzione a libri che non ci interessano e che non ci aiutano a formarci individualmente e personalmente in modo da diventare effettivamente noi stessi, dato che noi stessi siamo noi stessi e unici solo nel momento in cui siamo diversi da qualcun altro, e se tutti abbiamo la stessa formazione è ovvio che ci sia un' uniformità di fondo, un' omologazione, una lobotomizzazione quindi.
Lasciando quindi libera ogni persona, fin da piccoli, si potrebbe garantire che seguano effettivamente la loro strada e si realizzino come individui, senza influenze negative o positive che siano, altrui. O meglio, con le influenze che ci si sceglie da soli (leggere un libro piuttosto che un altro sempre sullo stesso argomento, per esempio). Preciso che chiaramente, fin da bambini, si è sommersi di influenze esterne, volenti o nolenti, e purtroppo non è neanche possibile evitare queste influenze, ma si possono limitare sia quantitativamente che qualitativamente, per esempio tralasciando di agire sulla formazione, sui comportamenti, ma semplicemente prendendosi cura di essi ecc. ecc. Che poi chiariamo, in fin dei conti la cultura non è altro che la summa delle nostre esperienze dirette e indirette (quindi libri ascolti e via così), passate e presenti e future, ed è in continua evoluzione, di conseguenza, la cultura individuale può partire fin da bambini scegliendo le proprie esperienze e i propri interessi senza influenze esterne.
Finora sono incappato, però, solamente in un unico problema per quanto riguarda ciò che ho già detto, ovvero l'alfabetizzazione (in parecchi casi più che necessaria, se non altro per la stessa cultura personale). Tuttavia visto il fatto che questo problema ne implica tanti altri altrettanto spinosi, complessi ed estesi (basti pensare semplicemente al problema del linguaggio, che è necessariamente legato e plasmato dalla società in cui nasce cresce e si evolve) non sono ancora riuscito a riflettere abbastanza sulla questione per poter trovare una possibile soluzione.
Porgo le mie scuse a tutti quelli che ho annoiato con le mie stronzate, ma penso che siano argomenti importanti, o per lo meno interessanti, e su cui ci sia molto da riflettere, anche perché si parla spesso di uscire da questa società e via così, ma per farlo credo sia necessario anche pensare a qualcosa di alternativo ad essa, e intendo per qualsiasi cosa. Ma non solo, penso sia anche necessario, dato che in alcuni posti modi alternativi di vita si stanno già presentando spontaneamente, anche per necessità di cose eh (mi riferisco in particolare alla Grecia), quindi magari non farsi trovare del tutto impreparati penso che sarebbe un' ottima cosa.

06/12/11

Resoconto di un assemblea con un compagno greco e qualche riflessione non approfondita



Come forse alcuni di voi già sanno, venerdì sono andato a un incontro organizzato dalla FAI con un compagno comunista libertario greco.
Credo che chi ha un minimo di testa possa facilmente intuire cosa penso della FAI, ma l'incontro aveva un argomento parecchio interessante quindi sono andato.

Intendo quindi fare un resoconto, non proprio striminzito, di quel che ha detto il compagno, seguito da una o più mie riflessioni.
Detto questo non pretendo certo di essere oggettivo, in quanto è decisamente impossibile, ma cercherò comunque di essere il più fedele possibile a quel che ha detto o comunque a quello che IO ho recepito e percepito dell'incontro.
Se l'argomento o il resoconto non ti interessa, quindi, scorri avanti chiudi la pagina o fai il che cazzo ti pare che fai anche prima.

Detto questo a fine lettura se pensate che possa interessare a qualcun altro, diffondete senza problemi, anzi, benvenga la cosa, meglio se non riportate neanche la fonte (penso che in questo modo non si abbiano preconcetti su chi abbia scritto cosa e si possa leggere il tutto in maniera abbastanza distaccata).

Premetto che l'incontro si è svolto in una modalità che non ho trovato particolarmente funzionale e consona, in quanto il compagno greco era a parlare (in inglese) da una cattedra con una ragazza che faceva da interprete e traduceva. Il tutto creava quindi un senso di divisione dovuto all'apparente dicotomia professore-studenti, quindi alla fine di tutto molte possibilità di interventi sono stati tagliati dall'atmosfera non tra pari, ma quasi di lezioni.
Ma questa è una mia impressione e l'ho messa come precisazione all'inizio.

Passiamo quindi al resoconto vero e proprio.
Il compagno greco ha premesso che tutto quel che dirà si riferisce ad Atene, in quanto la sua esperienza è quella, che vale per tutta la Grecia, anche, ma che non può parlare per tutto il resto della Grecia in quanto magari tempi, modalità e dati sono diversi, sia per quanto riguarda la situazione sociale, sia politica.
Ha quindi iniziato descrivendo la situazione greca attuale, che non è assolutamente come ce la descrivono giornali telegiornali e merde varie (che novità), ma molto più critica.
Alcuni stipendi sono infatti stati bloccati sin dalla crisi delle banche del 2010. Metà degli edifici, ad Atene, non ha il riscaldamento, e il 5/10% delle famiglie, non riesce a pagare bollette di 100/200 euro a bimestre. I salari e le pensioni sono stati tagliati in alcuni casi fino al 40%, sono stati aboliti i contratti collettivi, e si è diffuso in maniera molto significativa il lavoro precario a discapito di quello a tempo indeterminato. In alcune zone di Atene sono stati chiusi tutti gli asili nido e le scuole musicali per mancanze di fondi. La qualità della vita sta peggiorando sensibilmente.

Ha quindi fatto un resoconto della storia recente del movimento anarchico greco, da metà anni '90 ad oggi, per comprendere meglio i fatti.
Nel 1996/1997 vi fu un grosso cambiamento nel movimento anarchico (tuttavia purtroppo non ricordo di preciso in cosa consiste dato che non sono riuscito a prendere appunti sull'argomento).
Nel 1997/1998 le attività anarchiche, fino ad allora concentrate nel centro città, iniziano a spostarsi da lì ai quartieri in cui vivono e lavorano, quelli periferici.
L' attenzione viene focalizzata sulle questioni territoriali, in particolare questioni ecologiche e ambientali, in particolare sono importanti e significative alcune lotte come quelle contro la privatizzazione dei parchi (volevano in qualche caso addirittura recintare un parco e far pagare un pedaggio a chi entrava manco fosse un cazzo di museo o una cazzo di autostrada) e contro la costruzione di alcune grosse centrali elettriche. Per avere situazioni vittoriose gli anarchici iniziano quindi a rapportarsi con e a stabilire assemblee nei vari quartieri.
Gli anarchici continuano comunque la loro attività di anarchici al di fuori di queste assemblee, nei rispettivi gruppi. Portano avanti quindi le due attività in parallelo.
Queste assemblee erano caratterizzate dalla rifiuta dei leader, delle istituzioni, e dal fatto che le decisioni venivano prese tramite democrazia diretta.
Per meglio tener fede a queste caratteristiche, quindi, ogni singolo componente delle assemblee vi partecipava in quanto singolo, in quanto individuo, non come facente parte di un gruppo o di un partito e via così, anche se gli era riconosciuta l'appartenenza a questo o a quello, il tutto per rispecchiare il più possibile il reale pensiero di chi ne fa parte, senza che ci siano delle manipolazioni da parte di qualcuno. Gli argomenti infatti venivano discussi solamente in assemblea, e non venivano discussi precedentemente, in modo da far emergere realmente il proprio pensiero e non avere una posizione unitaria in quanto gruppo.
Le lotte, che iniziano a prendere sempre più piede, vengono represse sempre più duramente, e in qualche occasione finiscono anche in scontro fisico.
Nel 2003/2004 vi sono varie vittorie di queste lotte, e quindi viene riconosciuta la validità del metodo dell'azione diretta, della validità di queste assemblee, ma non solo, viene riconosciuta anche la "pericolosità" (per la "società civile") di queste assemblee, proprio per la società stessa. Le lotte si fanno quindi sempre più radicali e si spostano sempre di più dal piano istituzionale al piano locale e diretto.
Il compagno greco fa quindi una breve digressione sulle situazioni organizzate in Grecia. Precisa che il movimento libertario greco che non è mai stato un movimento sociale, storicamente parlando. In seguito precisa che il partito comunista greco, fin dalla nascita, negli anni '20, è sempre stato stalinista, e ha sempre e continua ad avere un ruolo di pacificatore sociale e di livellatore delle lotte (i nostri disobbedienti, sindacati, pacifinti e feccia varia, insomma). Per quanto riguarda le situazioni organizzate della "sinistra" più o meno antagonista, quindi, ci sono o gli anarchici, o gli stalinisti (partito comunista e tutta la galassia di partitini gruppuscoli sindacati ecc ecc che gli gira attorno). Vi sono poi i gruppi più piccoli, che però poco incidono o fanno nel territorio, e i vari "cani sciolti".
Data la validità dimostrata dalle recenti lotte del metodo assembleare e dell'azione diretta, queste assemblee sono sempre più frequenti e tutte o quasi le questioni locali vengono trattate tramite le assemblee locali.
L'unico movimento, in quanto tale, che partecipa è presente e lavora sul territorio era quindi quello anarchico.
Un altro carattere molto interessante di queste assemblee che viene sottolineato è la loro temporaneità: le assemblee trattano infatti solamente un tema, e quando lo scopo di questa assemblea viene a mancare l'assemblea si scioglie.
Una svolta significativa si ha nel 2008, quando il 6 dicembre viene ucciso dalla polizia con un colpo di pistola Alexis Grigoropoulos, ne scaturiscono violente rivolte in tutta Atene e anche in altre città della Grecia. Gli anarchici hanno fin da subito un ruolo fondamentale in tutto ciò.
Durante queste rivolte, tutti gli obiettivi sensibili, come le stazioni di polizia, le banche ecc. ecc. vengono attaccati duramente. Proprio per questo motivo si è pensato di allargare la lotta fino ai proprio luoghi, quindi ai quartieri più periferici.
Vengono quindi occupati vari edifici istituzionali e municipali in varie zone ateniesi. Queste occupazioni sono aperte a tutti e iniziano ad ospitare anche le assemblee locali.
Si cerca quindi di spiegare a chi partecipa alle occupazioni e di dare un senso politico alle rivolte che molti di questi hanno visto solamente tramite le televisioni o i giornali.
Nascono di conseguenza le prime assemblee che trattano di più temi, proprio in questi luoghi. Si evolvono quindi le assemblee e da temporanee e monotematiche diventano periodiche e si interessano di vari temi.
Pochi giorni dopo, il 22 dicembre sempre del 2008, succede un altro grave fatto, Konstantina Kuneva, rappresentante sindacale, viene sfigurata con dell'acido solforico durante una rivendicazione sindacale dal proprio datore di lavoro. L'aggressione è molto sentita, tanto che le rivolte e le azioni anarchiche (ma non solo) successive, sono tutte incentrate su due temi, questo attacco e la repressione sistemica.
Per questo e per altri motivi (tra cui la qualità della vita sempre peggiore) l'attenzione delle assemblee e delle lotte si spostano spontaneamente sempre più dall'interesse locale fino all'interesse di classe.
I partecipanti delle assemblee sono quindi legati tutti assieme e accomunati dall'essere persone oppresse, sfruttate, precarie ecc. ecc. (il compagno racconta allora un aneddoto avvenuto nella sua assemblea di quando un partecipante chiese di discutere sul perché durante le rivolte erano stati distrutti dei negozi, gli venne chiesto perché voleva che se ne discutesse ancora, lui spiegò che aveva due negozi e durante le rivolte vennero distrutti, gli venne quindi detto che se aveva due negozi non era nella stessa condizioni degli altri quindi poteva anche andarsene dall'assemblea, e se ne andò).
Dal 2009 le assemblee locali iniziano quindi a partecipare agli scioperi generali indetti dai sindacati, non per un effettiva adesione allo sciopero, ma come occasione per fare qualcosa, per portare i propri argomenti in piazza.
Fino ad oggi almeno 5 o 6 assemblee locali, solo ad Atene, partecipano regolarmente anche ad eventi e lotte non locali.
Oggi si possono contare almeno 35/40 assemblee locali in tutta Atene. E le assemblee locali, possono essere paragonabili, in quanto a forza e a diffusione, ai sindacati.
Le assemblee iniziano quindi ad aprirsi anche a persone non politicizzate.
In giugno, durante uno sciopero generale, le assemblee si organizzano autonomamente e cercano di isolare il parlamento. Il successo è alto, ma la repressione è molto elevata e la polizia carica brutalmente.
Per questo il movimento, che fino ad allora aveva ancora alcune caratteristiche non violente, cambia sensibilmente il punto di vista e si radicalizza e organizza sempre di più.
La risposta del governo alla crisi economica si fa sentire con manovre non proprio leggere (si propone per esempio di pagare varie bollette tutte insieme e famiglie che quindi non riescono a pagare bollette di 80/100 euro dovrebbero pagarne di 500). Alcune assemblee decidono quindi di non pagare più le bollette (il tutto indipendentemente dai partiti).
Il compagno a questo punto da una piccola digressione per precisare che l'attività degli anarchici è molto elevata, ma che molto spesso agli occhi esterni non si vede, un turista che va ad Atene infatti può notare che gli unici manifesti con la A cerchiata che trova per la strada riguardano solamente gli argomenti da sempre cari agli anarchici quali l'antifascismo, la repressione, i prigionieri politici e gli "attacchi notturni". Tutto quel che riguarda la crisi infatti, viene trattato dalle assemblee locali, di cui gli anarchici fanno parte.
Le assemblee, fino ad allora sempre incentrate su un discorso di resistenza, iniziano a pensare anche a modi di "attacco".
Si cerca quindi si portare le assemblee ad un livello altro, ad un livello alternativo alle istituzioni, ad un livello controistituzionali e contrapposte alle municipalità.
Alcune assemblee cercano quindi di avere un riconoscimento controistituzionale, come alternativa ad esse.
Dato il peggiorare continuo della qualità della vita si inizia a pensare anche a modi alternativi di vita, se per un certo punto di visto pratiche come l'occupare case a scopo abitativo era già diffusa si comincia a pensare a come avere l'energia senza riuscire a pagare le bollette, a come procurarsi il cibo senza dover andare ai supermercati (aggiungo io che gli espropri ultimamente si fanno sempre più frequenti quindi direi che un metodo l'hanno trovato) e via così.
Gli viene quindi chiesto di spiegare cos'è successo il 20 ottobre.
Premettendo che è necessariamente un resoconto soggettivo e non oggettivo parte quindi con lo spiegare un attimo la situazione generale.
La situazione della popolazione, per quanto riguarda la quantità di quelli che lottano, non è tanto diversa dalla nostra. La società infatti si divide in due categorie, quelli che lottano socialmente, che lottano in strada ecc. ecc., e quelli che invece non credono nelle lotte sociali.
Al contrario la situazione è molto diversa qualitativamente. Infatti lo Stato, tramite i Media, cerca di scoraggiare alla lotta e identifica tutti quelli che partecipano alle lotte come i nemici, di conseguenza chi lotta è sempre più radicale.
I partiti, come al solito, basano la loro strategia sulle elezioni, sulla rappresentatività, sulla delega, quindi le persone per strada li vedono come parte del sistema, come parte del problema. Chi lotta vede quindi gli anarchici come gli unici con una prospettiva seria. I partiti sono quindi ormai senza partecipazione e sono usciti dalla lotta in prima persona, dalla lotta "di strada".
I partiti, fino ad ottobre, avevano sempre organizzato le loro cose di piazza in luoghi e tempi diversi rispetto al resto alle assemblee.
I membri stessi dei partiti infatti arrabbiati pure loro per la situazione critica, iniziano a perdere fiducia nel partito.
Visto il successo della partecipazione del giugno quando si tentò di isolare il parlamento, i sindacati e i partiti decidono quindi di dichiarare sciopero generale e di isolare anche loro il parlamento.
Tuttavia un parlamentare del partito comunista dice, quando intervistato, che intendono lasciar entrare i parlamentari in parlamento, e lasciare che vengano persuasi dalla forza e dal numero delle persone in piazza.
Per fare ciò si mettono quindi tra la piazza e il parlamento, schierati con caschi e bastoni, e non lasciano passare nessuno, anzi alcuni dicono che addirittura colpivano e consegnavano agli sbirri chi provava a passare (ricorda qualcosa?).
Le assemblee e gli altri cercano quindi di andare dal parlamento ma si trovano questo blocco creato dal partito comunista e dalla galassia che gli gira attorno. Gli anarchici non sono pronti allo scontro, dato che non sono andati organizzati, ma assieme alle assemblee. Si decide quindi di rimanere ad oltranza in piazza finché il partito comunista non se ne va. Tuttavia il partito comunista rimane, anche dopo che gli fu chiesto di andarsene. Nasce di conseguenza uno scontro tra alcuni anarchici (ma non solo) e i "poliziotti rossi" (termine usato dal greco), inizialmente lo scontro è quindi decisamente impari e sembra perso in partenza, tuttavia vista la situazione tutti gli altri della piazza intervengono in favore degli anarchici e tutto quello che era stato preparato per la polizia, comprese alcune molotov, fu lanciato ai "red cops". Il partito comunista perde pesantemente lo scontro quindi, e la polizia interviene per salvarli.
Un giornale comunista e un gruppo trockijsta si schierano a favore del partito comunista e attaccano con dichiarazioni pesanti gli anarchici (anarcofascisti ecc ecc, anche qua nulla di nuovo per noi).
Questa è un ottima dimostrazione del fatto che il partito comunista sia decisamente un nemico dei cambiamenti sociali.
Il compagno precisa quindi che l'attività sindacale sta calando sempre di più, il tutto dovuto anche al fatto che nei posti di lavoro ci può essere solo un sindacato, e quindi, anche per la forte precarietà del lavoro, non si è legati molto a un sindacato, ma piuttosto alle assemblee, appunto.
Inoltre l'importanza delle assemblee è elevata, dato che focalizzano la propria attenzione su problematiche reali e non sui falsi problemi dei nazi o dei partiti di estrema destra (ma non solo di estrema destra, aggiungo io). Chi partecipa alle assemblee infatti è perché ha bisogno di questo, perché si trova in difficoltà.
A seguito di ciò il compagno precisa che in Grecia non ci sono anarchici "non violenti", perché sanno che per ottenere dei risultati in alcuni casi è necessaria la violenza con tutto ciò che ne consegue, attacchi notturni molotov e quant'altro.

Questo è il resoconto più o meno preciso.
Dopodiché faccio una precisazione mia, prevedibile contando che l'incontro è stato organizzato dalla FAI, ma che mi ha fatto girare un po' i coglioni.
Alla fine il compagno ha precisato che l'organizzazione delle assemblee è attualmente informale, nel senso che non è riconosciuta, alle volte temporanea, che non è federata, che si basa su gruppi di affinità (e fin qui tutto bene, dato che è tutto parecchio funzionale direi) ma poi ha specificato a seguito dei brusii scaturiti dal termine "informale" che non è per Bonanno.
Questo mi ha fatto girare un po' i coglioni non tanto perché sia un fan di Bonanno (dato che non lo sono, anche se è innegabile che abbia detto parecchie cose interessanti, condivisibili o meno che siano), quanto più che altro perché questo mi ha fatto capire quanto anche in certi ambienti anarchici ci si lasci parecchio manipolare dai media vari e tendano a dividere e discriminare altre aree fossilizzandosi solamente (o quasi) sul discorso propagandistico (che brutta, bruttissima parola) tralasciando completamente o in parte l'azione. Inoltra mi ha fatto girare i coglioni anche perché questo odio verso Bonanno non è dovuto all'averlo letto e a non condividere ciò che ha scritto (perché in effetti quel che è stato fatto ha moltissimi punti di contatto con ciò che è stato fatto li, basti vedere i gruppi di affinità, le assemblee locali, la non federazione ecc ecc) quanto più per un pregiudizio precedente e per una contrapposizione "anarchici buoni"/"anarchici cattivi" che porta a mio avviso a un' immobilità di fondo.

Preciso anche che molto di quel che ha precisato il compagno per quanto riguarda l'evoluzione e il modus operandi sia dei compagni che assembleare che della repressione precedentemente descritto mi ha molto ricordato la situazione in Valle per la lotta contro il TAV.

Detto questo a voi le riflessioni.
Come ho già detto fate pure girare il post se lo ritenete interessante, togliete la fonte.

Saluti

05/12/11

California Thrash Demolition



Eccoci qua
Checcazzo, l'etichetta è la 625, che è abbastanza una garanzia, e direi che già è un buon inizio.
L'anno il 2005.
67 canzoni per 72 minuti (si forse è un po' lunga, ma può anche starci dai), i gruppi sono 37, tra cui gruppi direi piuttosto conosciuti e validi, come i Voetsek, gli Uzi Suicide, gli Scholastic Deth, gli Apathetic Youth i Bloody Phoenix o i Low Threat Profile (diocane).
Musicalmente sappiamo quindi tutti di cosa si può trattare direi, tra Fastcore, Hardcore sparato a mille, influenze Thrash (ma va?non l'avrei mai detto), Powerviolence e Grind c'è di tutto e di più, e per tutti i gusti.
Non tutte le canzoni, chiaramente, mi piacciono, ma nel complesso una signora compilation direi.
Mi limito ad elencare gli episodi migliori, a mio avviso. In primis gli ottimi Low Threat Profile, ma non è una novità, poi i Find Him And Kill Him mi son piaciuti particolarmente, gli Apathetic Youth mostruosi, anche se il suono del rullante è quasi fastidioso (!!!),  Passion For Sales dei Thievery (quella precedente non mi ha colpito particolarmente), Skate Army (Harry Balzagna And The Teenie Weenies) pure spacca le chiappe, la fulminata di 24 secondi che è la canzone dei Dystrophy, poi vabbè gli Scholastic Deth (oh che strano cazzo), gli Elephant Man e il loro intro con retrogusto doom (il genere, né il gruppo né il videogioco eh), e i Desolation pure, direi che pure i Deadfall sono delle bombazze. Ah già segnalo pure gli Hostile Takeover, i Second Opinion, i Funeral Shock e i Find Him And Kill Him dar vivoooo.
Dioboia unica menzione da fare rigorosamente in negativo, che schifo i This Is My Fist, cazzo, inutilissima la canzone.
72 minuti che filano abbastanza lisci quindi a parte qualche piccolo intoppo, ma tante perle in questa compilation.
Detto questo a voi l'ascolto. Vi piazzo la tracklist (corta eh) e il download.

Tracklist:

1- Ripe (Low Threat Profile)
2- Get Lost (Out Of Vogue)
3- Resurgence Of Stupidity (Find Him And Kill Him)
4- Fucked By Thieves (Find Him And Kill Him)
5- We Broke Up/Fuck It! (Youth Riot)
6- Rebellion Of One (Burn Your Bridges)
7- Being SXE Is Kinda Like Being Anti-SXE Cause When You Draw The X's On Your Hands You Get High Off The Marker Smell (Hit Me Back)
8- Don't Need It (Harry Balzagna And The Teenie Weenies)
9- All Stand And Worship (Apathetic Youth)
10- Die In Your Filth (Apathetic Youth)
11- If We Could Switch (Despise You) (Apathetic Youth)
12- Strong Armed Robbery
13- Blasting Media (Bloody Phoenix)
14- I Don't Know Why But I Do (Thievery)
15- Passion For Sales (Thievery)
16- Demon Possest (Destructions End)
17- Bloodfest (Destructions End)
18- School System 101 (You're Next)
19- Waste Away (Broken Needle)
20- Sometimes (Broken Needle)
21- Fun In Liberia (Walking Wreck)
22- Eric's Infested (Walking Wreck)
23- Frontside Grind (Harry Balzagna And The Teenie Weenies)
24- Skate Army (Harry Balzagna And The Teenie Weenies)
25- Up To Us (Harry Balzagna And The Teenie Weenies)
26- The Unbearable Lightness (Sharp Knife)
27- Burlingame Punx Is An Oxymoron (Dystrophy)
28- Shithouse Poet (Voetsek)
29- Time To Rock (Scholastic Deth)
30- Now That You've Seen It (Lab Rats)
31- Hi, Fool! (Elephant Man)
32- Carnal Knowledge (Delta Force)
33- No One Here (Delta Force)
34- 2012 (Delta Force)
35- Go Bears! (Delta Force)
36- Final Exam (Delta Force)
37- Cancerous Faith (Look Back And Laugh)
38- Hiding Like Cowards (Desolation)
39- Jesus Plus Nothing (This Is My Fist)
40- Ban This (Funeral Shock)
41- Stand Up (Case Of Emergency)
42- Crowd Pleaser (Deadfall)
43- Here We Go Again (Lights Out)
44- Unconditional (Our Turn)
45- Train Crush Junkie (Uzi Suicide)
46- (Rocky Is) Brutal To The Max (Uzi Suicide)
47- D.T.A. (Voetsek)
48- Intro To... (Brutal Death)
49- Wastoid (Brutal Death)
50- Trashoid (Brutal Death)
51- My Limpwrist Hoodie Got Me Beat Up (Hostile Takeover)
52- Cookie Cutter Community (Hostile Takeover)
53- Second Opinion (Second Opinion)
54- Thrash Up Your Ass! (Second Opinion)
55- Keep My Cool (Our Turn)
56- Fear (Scurvy Dogs)
57- The Noose (Giant Haystacks)
58- Just So You Know (Hue And Cry)
59- The Woman Destroyed (Hue And Cry)
60- F.A.? F.U. (Love Songs)
61- Punk Ass Nitpick (Funeral Shock)
62- Fugitive By Design (Funeral Shock)
63- Live At The Che Cafe 1 (Find Him And Kill Him)
64- Live At The Che Cafe 2 (Find Him And Kill Him)
65- Live At The Che Cafe 3 (Find Him And Kill Him)
66- Live At The Che Cafe 4 (Find Him And Kill Him)
67- Live At The Che Cafe 5 (Find Him And Kill Him)

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P.S. Non mi ricordo se sto link funziona bene, se manca qualcosa e via così, fatemi sapere che piazzo l'altro