08/02/12

La Canaglia a Golfech - Introduzione - Seconda Parte


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Se Malville, dunque, può essere considerata la prima svolta del movimento antinucleare di quegli anni, la vittoria socialista alle elezioni del 1981 ne costituisce sicuramente la seconda. La falsa promessa di Mitterrand di bloccare la costruzione delle nuove centrali riuscì a sfibrare la resistenza antinucleare, a relegarla prima nell'attendismo e poi nel più nero disfattismo. Infatti, laddove l'intervento dei CRS (i celerini francesi) non era riuscito a fiaccare l'opposizione, l'azione di recupero messa in atto dal partito socialista fece il resto, spaccando il movimento e indebolendo irrimediabilmente le lotte in tutta la Francia. Le strategie di recupero consistevano, e consistono tuttora, in quelle forme di controllo e manipolazione che hanno lo scopo di depotenziare le lotte creando false aspettative, conducendo i movimenti verso obiettivi secondari, oppure spingendo le popolazioni a delegare alla politica istituzionale la soluzione dei problemi. In particolare, in quegli anni in Francia emerse nitidamente il ruolo della sinistra e dei movimenti ecologisti istituzionali: furono questi i cavalli di troia dell'industria nucleare all'interno del movimento di opposizione. Il partito socialista, con le sue manovre, riuscì a disinnescare le proteste e a garantire la realizzazione del progetto nucleare. Il prezzo fu quello di concedere una vittoria di Pirro: l'abbandono del progetto della centrale di Plogoff.

La storia di Golfech la lasceremo scorrere direttamente nelle pagine successive, suggerite dai racconti e dalle emozioni di un' intensa chiacchierata con un compagno che visse quel tempo. Vogliamo invece soffermarci su alcune riflessioni che quei racconti ci hanno suggerito.
Innanzitutto, lo scontro tra gli oppositori e i promotori di un progetto nucleare specifico non dovrebbe iniziare con la posa della prima pietra. I nuclearisti, che sanno quanto le loro imprese siano generalmente osteggiate, operano per quanto possibile in segreto e nascondono le loro reali intenzioni. Da questo punto di vista l'esempio della costruzione della diga di Malause, citato nell'intervista, è illuminante: alcuni anni prima della realizzazione della centrale venne costruita questa grande opera; nessuno era a conoscenza della sua reale destinazione, cioè fornire l'acqua di raffreddamento per la centrale, e di conseguenza non vi fu opposizione alla sua costruzione. Fare chiarezza su come sviluppare la lotta al nucleare, fin dal principio, è quindi fondamentale per non permettere alla controparte di ridurre il tempo della conflittualità. Uno studio di ricognizione sarebbe invece il primo passo da compiere, per smascherare la complessa rete di interessi e responsabilità che si nasconde dietro il progetto nucleare (gli istituti di ricerca, gli interessi dei grandi gruppi industriali, gli specialisti pagati per influenzare l'opinione pubblica, la connessione tra produzione di energia nucleare e la corsa agli armamenti). Da qui può trovare sbocco concreto quella conflittualità permanente che è la caratteristica distintiva degli oppositori radicali. Si tratta di sviluppare una progettualità chiarendo gli obiettivi, per evitare di farsi indirizzare nei binari morti predisposti dal dominio.
Un altro aspetto che emerge chiaramente dal racconto è che le lotte contro il nucleare degli anni Settanta-Ottanta furono caratterizzate dalla brutalità della repressione. Gli attacchi a freddo contro manifestazioni pacifiche e l'uso di armi offensive da parte della polizia si verificarono in tutta Europa. Non c'è però da stupirsi di tale brutalità a difesa del nucleare perché la scelta stessa del nucleare è pregna di violenza. Lo è in quanto centralizzazione energetica: ci rende dipendenti dalle lobby che lo gestiscono. Lo è in quanto controllo poliziesco: i siti interessati dal nucleare sono aree sottoposte a perenne stato di eccezione. Lo è in quanto tecnologia militare: le vicende del nucleare civile e militare sono connesse e permeabili. Il nucleare è violento perché, portando in sé il rischio di incidenti di proporzioni catastrofiche, è una perpetua minaccia al vivente. Una violenza che rischia di espandersi nello spazio, perché il nucleare non conosce confini, e anche nel tempo, dato che la radioattività mina l'esistenza delle generazioni future. Se l'incidente di Chernobyl ha rallentato per decenni lo sviluppo del nucleare, è stato al contempo anche un grande esperimento a cielo aperto, che ha permesso di sviluppare delle tecniche di controllo sulle popolazioni irradiate. Il ritorno all'atomo paventato dal cosiddetto "risorgimento nucleare" si fonda, infatti, anche su questa dottrina del controllo. I governi possono ora prendersi il rischio di realizzare nuove installazioni nocive, non tanto perché siano riusciti a scongiurare i pericoli dell'atomo, ma erché sono convinti di poter controllare le popolazioni colpite da un incidente nucleare. Il futuro che ci aspetta è quello di essere sottomessi a un sistema che si sta specializzando sempre più nella gestione militare di quei disastri che esso stesso provoca. Per questo violenta è innanzitutto l'epoca in cui viviamo, fondata sul monopolio della forza da parte di apparati specializzati. Ma la violenza più grande che dobbiamo subire è la violenza quotidiana di non poter decidere della nostra vita, è che qualcuno stabilisca quante radiazioni dobbiamo assorbire.
Oggi il cosiddetto pacifismo diffuso nella nostra società posta solo alla giustificazione ideologica del monopolio della violenza da parte del dominio. Non a caso i primi a dichiararsi pacifisti sono i militari che "portano la pace nel mondo" e i politici che "deplorano la violenza", mentre stanziano fondi per le guerre e riempiono, sempre più, le strade di militari e polizia. Il preteso pacifismo diffuso nei movimenti di opposizione è un semplice paravento per nascondere la passività di fronte alle devastazioni del capitale, alla violenza dello Stato e agli imbrogli della politica. Proprio questa mentalità spinge verso pratiche che si sono dimostrate fallimentari: dalla raccolta di firme alla formazione di osservatori tecnici, dalla creazione di liste civiche fino all'accettazione di compensazioni in cambio della realizzazione delle opere. Perché si possa sviluppare una seria opposizione al nucleare è necessario, incece, criticare questa mentalità, diffondendo forme di auto-organizzazione al di fuori di partiti e sindacati, e sviluppando pratiche come i blocchi, l'autodifesa e i sabotaggi.
È evidente che nella lotta contro il nucleare è necessario utilizzare la forza, ma se ci adoperiamo per fare uscire la violenza dalla sfera dei tabù, nella quale l'ha relegata l'ideologia del dominio, dobbiamo fare attenzione a non collocarla in quella del mito. Un conto è essere disposti a fare uso della violenza, un altro è attribuirle un valore di per sé positivo, che non ha. Un' azione violenta può risultare utile, inutile o dannosa per la lotta, come qualsiasi altro tipo di azione. Il ricorso agli attacchi simbolici e spettacolari, ad esempio, corre il rischio di cadere nell'autorappresentazione, e per questo rimanere staccato dallo sviluppo delle lotte.
La storia di Golfech è una miniera di suggerimenti, sia teorici che pratici. All'epoca vi furono azioni dirette di massa, come l'invasione dei cantieri e la distruzione dei mezzi e delle opere, venne praticato il sabotaggio "industriale" da parte di gruppi di affinità che inflissero dei forti danni materiali alle ditte, e infine venne attuala l'autodifesa contro le violenze e le intimidazioni mafiose della polizia e dell'industria nucleare. Quest'esperienza ci insegna che un' azione ben fatta si rapporta con il livello dello scontro raggiunto dalla lotta, parla al movimento, cade con precisione nel tempo. Nessun individuo, organizzazione o gruppo possiede da solo la forza per contrastare i progetti legati al nucleare: il rapporto tra i piccoli gruppi di azione diretta e il movimento allargato è senza dubbio l'elemento più interessante che emerge dai racconti di Golfech, un' indicazione che resta valida per sviluppare le lotte che ci aspettano.


alcune canaglie

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