08/02/12

La Canaglia a Golfech - Introduzione - Prima Parte

Sto leggendo questo libro, ho trovato l'introduzione molto interessante, quindi ve la propongo.
Purtroppo non l'ho trovata su internet quindi mi è toccato copiarla tutta manualmente (fanculo, dio porco).
Se avrò voglia e tempo posterò anche il resto del libro, in futuro.
  
La Canaglia a Golfech
storia di una lotta antinucleare

Introduzione


Tra la metà degli anni Settanta e i primi anni Ottanta la crisi energetica spinse diversi Stati europei a orientarsi verso la produzione di energia atomica e, di conseguenza, a disseminare l'intero continente di centrali nucleari. L'opposizione a questi progetti diede vita a una storia in cui si intrecciano speranze e delusioni, manifestazioni oceaniche e cariche della polizia, tralicci abbattuti e braccia spezzate. Questa storia è anche nostra, il passato dal quale veniamo e del quale spesso non restano che labili tracce. Se ci siamo impegnati a recuperare queste testimonianze, e in particolare quella della lotta contro la costruzione della centrale nucleare di Golfech, non è certo per consegnarle alla polvere degli archivi, ma perché diventino una bussola per orientarci nel presente: nutrirci delle esperienze passate ci rafforzerà per affrontare le lotte che ci aspettano.

La storia del movimento antinucleare in Francia comincia all'inizio degli anni Settanta, quando, appunto, lo Stato francese decise di intraprendere la costruzione di tredici centrali nucleari da avviare entro il 1980. Dopo la seconda guerra mondiale il governo francese si era impegnato in una politica organica di industrializzazione e aveva creato nuovi organismi per garantire produzione e consumo di massa, fra cui il Commissariato per l'energia atomica (CEA), che doveva gettare le basi per uno sviluppo del nucleare in ambito militare e civile, In questo periodo di euforia scientista il nucleare incarnava l'idea del progresso e rappresentava una risposta burocratica, industriale e centralizzata al fabbisogno energetico. Lo choc petrolifero del 1973 rappresentò una fortuna insperata per il potere: in Francia tutta la classe politica approvò il lancio del programma nucleare civile su larga scala. Immediatamente, per prevenire un' eventuale opposizione, furono create alcune agenzie come la SFEN (Société française de l'énergie nucléaire)¹, un vero e proprio organo di propaganda per diffondere una "cultura del nucleare" negli ambienti della ricerca e universitari, religiosi, giuridici e parlamentari. A questa si affiancò ben presto il SCISN(Service central de sûreté des installation nucléaires)² che ebbe il compito di garantire la sicurezza degli impianti, e insieme al SCPRI (Service central de protection contre le rayonnements ionisants)³, formarono il principale dispositivo a difesa dell'industria nucleare e furono tra i principali negazionisti della catastrofe di Chernobyl.
A partire dal 1974, ovunque fosse prevista la costruzione di una centrale o l'ampliamento di una già esistente, come nel caso di Chooz, si crearono forti mobilitazioni: le più note furono quelle di Blayais nella Gironda, di diversi paesi della Bretagna tra cui Plogoff, e di Golfech nel Tarn-et-Garonne. L'estendersi di queste lotte rappresentò, almeno nei primissimi anni un ostacolo concreto alla "politica del fatto compiuto". Ma andiamo con ordine.
All'inizio il movimento anti-nucleare ebbe un carattere prettamente pacifista. L'illusione di poter fermare un progetto di tale portata con la sola indignazione civile non mise in conto che lo Stato francese aveva l'intenzione di imporre questo nuovo modello di società nucleare con la forza, impiegando ogni mezzo possibile. È con la mobilitazione nata attorno alla centrale di Malville, nel 1977, che questo limite si rivelerà essere tragico di conseguenze. Il 31 luglio di quell'anno circa cinquantamila manifestanti si ritrovarono nella piccola cittadina francese, pronti a occupare il sito. Le giornate che precedettero la manifestazione furono segnate dalla vaghezza dei propositi di un movimento pronto a invadere i cantieri, senza capire esattamente come, e dalla presenza di una rappresentanza autoproclamata della lotta pronta a sfruttare politicamente l'evento. Gli organizzatori della manifestazione sottovalutavano l'ipotesi di uno scontro diretto con la polizia, messa a presidiare il sito. I gas lacrimogeni, i manganelli e le granate lanciate dagli sbirri, che provocarono la morte di un manifestante, chiarirono in un sol colpo quale fosse il vero livello di conflitto a cui era disposto lo Stato. La rabbia che seguì quelle giornate alimentò una riflessione in seno a buona parte degli antinuclearisti sulla portata di questo tipo di lotta, provocando una netta frattura nel variegato movimento giunto a Malville in quei giorni. Da una parte i professionisti dell'ecologismo, che ritroveremo nelle fila socialiste dopo l'elezione di Mitterrand nel 1981, sfrutteranno le lotte antinucleari come trampolino di lancio per la loro futura carriera politica. Dall'altra, il movimento eterogeneo formato da militanti e comitati cittadini si radicalizzerà nelle pratiche e negli obiettivi. La consapevolezza che lo Stato francese era pronto a difendere i propri interessi con le armi fece riflettere su quali fossero realmente i mezzi a disposizione per rispondere a questi attacchi: da quel momento la violenza collettiva, i blocchi e i sabotaggi divennero un valido strumento in mano ad ognuno. Gli effetti di tale svolta si vedranno soprattutto qualche anno dopo, a Golfech, a Chooz e a Plogoff.
A Plogoff il movimento si sviluppò intorno ai comitati antinucleari locali CLIN, facenti parti della federazione dei comitati bretoni CRIN: "...i comitati antinucleari della Bretagna si riuniscono il 24 e il 25 maggio a Spézet e creano la Federazione dei CRIN della Bretagna. Oramai, tutte le informazioni, tutte le battaglie, tutte le analisi e riflessioni vengono trasmesse a ogni CRIN e CLIN della Bretagna. Per evitare che singole persone o gruppi prendano il potere, la Federazione non dispone di un ufficio permanente: ogni CLIN, a turno, garantisce le funzioni di segreteria, la corrispondenza, le relazioni con la stampa, ecc. Questi presupposti, e il fatto che i CRIN non si siano registrati in prefettura, evidenziano lo spirito libertario che regnava nel movimento antinucleare. Inoltre, quasi ogni mese, tutti i CLIN e CRIN si riuniscono in una città sempre diversa per condividere le loro esperienze, decidere azioni comuni [...] D'altra parte, ogni CLIN continua ad essere completamente autonomo e può organizzarsi come meglio crede" (Tudi Kernalegenn, Luttes écologistes dans le Finestère, Yoran Embanner, 2006). Le giornate di Plogoff, vissute sulle barricate durante il periodo dell' "inchiesta di utilità pubblica" fra il 31 gennaio e il 14 marzo 1980, furono il simbolo di questa lotta. La forte opposizione spinse Mitterrand a desistere definitivamente dal progetto, attribuendo una vittoria al movimento.
A Chooz il progetto per l'ampliamento della vecchia centrale in funzione fin dagli anni Settanta, detto "Chooz B", fu ufficializzato alla fine degli anni Settanta e scatenò la reazione di buona parte della popolazione. La posizione geografica di questo piccolo paesino delle Ardenne di circa un migliaio di abitanti, incastrato al vertice di un triangolo al confine con il Belgio, rese possibile l'estensione della lotta oltre i confini nazionali. L'incontro degli antinuclearisti di entrambi i lati della frontiera diede vita al "Fronte d'azione antinucleare franco-belga": questo coordinamento scavalcò fin da subito le posizioni legalitarie di buona parte del movimento ecologista impegnato a Chooz. La lotta durò circa quattro anni e, alle contestazioni delle inchieste di pubblica utilità, che qui furono due (6 maggio / 7 giugno 1980, 1 / 17 aprile 1981), si aggiunsero gli "appuntamenti del sabato". Per mesi il movimento antinucleare si diede appuntamento ogni fine settimana per attaccare i cantieri e la polizia stanziata per proteggerli, creando una situazione che per le forze repressive divenne ben presto ingestibile. A questa mobilitazione si aggiunse, nel 1982, quella degli operai in sciopero contro i licenziamenti voluti da un industria siderurgica locale, la Chiers. L'impegno di molti di questi operai anche contro la centrale di Chooz e la presenza costante di un nemico comune, la polizia nelle strade, furono i motivi di questa convergenza. Il coordinamento che nacque tra il Fronte e una buona parte degli operai organizzati in sindacati autonomi, al di fuori del controllo della CGT, radicalizzò metodi e prospettive. Dal 1982 al 1984, anno in cui la lotta si esaurì, si susseguirono scontri e sabotaggi molto duri: tra i tanti vale la pena di ricordare l'incendio di un castello di proprietà della Chiers, bruciato alla fine di una manifestazione a cui parteciparono operai e antinuclearisti insieme.

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Note
1: Società francese dell'energia nucleare.
2: Centrale di sicurezza delle installazioni nucleari.
3: Servizio Centrale per la protezione contro le radiazioni ionizzanti.

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